Rocchi: «Noi arbitri siamo l’unica categoria che mette in piazza gli errori»

Gianluca Rocchi, ex arbitro internazionale e attuale designatore della CAN, è intervenuto al Memorial Niccolò Galli, dove ha ricevuto un premio alla carriera. Visibilmente emozionato, ha ripercorso con orgoglio la sua lunga esperienza da direttore di gara, durata oltre 17 anni.
«Mi sono emozionato a rivedere cosa facevo in campo. Sono sensazioni che un po’ mi mancano. Il mio è stato un percorso bellissimo, durato oltre 17 anni. Sono stato fortunato: non è facile rimanere a un livello così alto per tanto tempo».
Alla domanda su quale sia stata la partita che ricorda con maggiore piacere, Rocchi ha risposto:
«Una sola non riesco a indicarla. Ognuna per me rappresenta un ricordo particolare, un’esperienza bellissima. Le finali, le gare al Mondiale, le partite di Serie A… sono state tutte esperienze davvero belle».
Sul confronto tra il ruolo di arbitro e quello attuale da designatore, ha ammesso:
«Non c’è paragone, tornerei in campo ora. La tensione e lo stress non sono paragonabili. In campo mi divertivo, oggi tutto faccio tranne che divertirmi. Sono proprio due cose diverse».
Pur in una settimana complessa per la classe arbitrale, Rocchi ha mostrato serenità:
«Credo che la serenità uno debba esprimerla, perché quando fai il massimo, poi non dipende più da te. Io cerco sempre di fare il massimo».
Particolarmente significativa la sua riflessione sull’autocritica e sulla trasparenza degli arbitri:
«Non faccio giudizi, anche perché il campionato non è ancora finito, ma non è il mio compito. L’obiettivo è fare bene. Siamo l’unica categoria che mette in piazza gli errori. Ci tenevo a venire qua, poi tornerò a Milano per registrare Open VAR su DAZN. Non so quante categorie siano così aperte ad accettare e ammettere gli errori. A noi sembra sia dovuto farlo…».
Infine, una dura presa di posizione contro le violenze sui campi di periferia:
«Lo sport è cultura, l’arbitraggio lo è ancora di più, ma bisognerebbe che lo rispettassero come tale. Mi rendo conto che non è semplice convincere una famiglia e un ragazzo a fare un’attività bellissima, ma dove ci sono situazioni in cui si è in 10-20 contro uno. Alcune scene sono agghiaccianti».