
Il presidente della Samp Matteo Manfredi e Roberto Mancini/ fonte LaPresse- ilovepalermocalcio.com
Il fallimento sportivo è sotto gli occhi di tutti. La Sampdoria retrocede in Serie C per la prima volta nella sua storia, chiudendo una stagione che avrebbe dovuto segnare la rinascita e che invece si trasforma in un drammatico punto di non ritorno. Un epilogo amaro per una società partita con ambizioni di promozione e finita in una spirale di errori, incertezze e assenza di visione.
Come racconta Marco Bisacchi su Tuttosport, la prima reazione ufficiale del club è arrivata solo 24 ore dopo la sconfitta decisiva contro la Juve Stabia, in forma di comunicato anonimo e dai toni generici. Nessuna parola del presidente Matteo Manfredi, nessun volto a metterci la faccia. Solo un’ammissione di responsabilità collettiva: «La retrocessione rappresenta uno dei momenti più dolorosi e significativi nella storia dell’U.C. Sampdoria… È tempo di riflettere con lucidità e lavorare per restituire dignità al club».
Due anni di gestione fallimentare
Dietro la caduta, ci sono scelte sbagliate e investimenti mal gestiti. Dalla nomina del ds Accardi, al rapido fallimento della figura di Zani, fino al tira e molla con l’area tecnica. Un investimento da 105 milioni di euro — quasi tutti spesi per ristrutturare i debiti dell’era Ferrero — si è dissolto in appena due stagioni, senza risultati sportivi e con una gestione sportiva da dimenticare.
Nel caos più assoluto, la squadra è tornata a Genova nella notte tra martedì e mercoledì in charter da Salerno a Malpensa, su indicazione della Digos. A Bogliasco centro sportivo deserto, nessun allenamento, ma la rosa è stata trattenuta in città. Solo Altare ha lasciato il gruppo per operarsi al ginocchio dopo la lesione al crociato rimediata contro la Juve Stabia.
Triplete al contrario: retrocesse anche Primavera e femminile
Il disastro non è limitato alla prima squadra: anche la Primavera è scesa in Primavera 2, e la squadra femminile è retrocessa in Serie B. Una “triplete” da incubo, che fotografa una crisi profonda e strutturale. E il contratto a gettone dello staff guidato da Evani e Lombardo, subentrato troppo tardi, è già scaduto. Il futuro tecnico è un punto interrogativo.
Il ruolo di Mancini e il silenzio dei vertici
L’unico nome ancora saldo nell’organigramma è quello del ds Andrea Mancini, che rappresenta un legame con Roberto Mancini, ex leggenda blucerchiata. Proprio il ct azzurro ha parlato ieri dall’Olimpico, poco prima della finale di Coppa Italia:
«Provo un gran dispiacere, ma la Samp è più di una squadra. Anche se gioca in C, resta qualcosa di più». Sui social ha condiviso una frase iconica di Paolo Mantovani: «Finché i tifosi della Samp canteranno, non ci saranno problemi per il futuro».
Tifosi furiosi, futuro incerto
La delusione della piazza è enorme. Due retrocessioni in due anni, nessuna trasparenza da parte della proprietà Gestio Capital, e un progetto sportivo del tutto fallito. Gli investitori stranieri – tra cui mister Tey da Singapore – non hanno mai realmente mostrato un piano chiaro. Ora servirà una rivoluzione vera, sul campo e nei piani alti, per ridare dignità a una storia gloriosa che oggi ha toccato il punto più basso.