Torretta Café, Inzaghi: «Io e Simone amavamo il calcio fin da piccoli, andavamo allo stadio col cuscinetto del Piacenza»

Il tecnico rosanero ricorda gli inizi con il fratello, gli idoli dell’infanzia e commenta la scelta di Simone Inzaghi di andare in Arabia Saudita: «Vivrà un’esperienza diversa, ma tornerà»

Filippo Inzaghi ha aperto il cassetto dei ricordi nel corso della puntata di “Torretta Café”, parlando della sua infanzia a Piacenza, dei primi passi nel mondo del calcio condivisi con il fratello Simone e dei miti sportivi che lo hanno ispirato.

«Noi fin da piccoli abbiamo sempre amato il calcio. Andavamo a vedere il Piacenza, mio padre era un grande appassionato per cui ci ha trasmesso questo. Andavamo a vedere il Piacenza con il cuscinetto del Piacenza, mi ricordo ancora che chiedevamo gli autografi ai calciatori del Piacenza per cui chi nasce così poi deve averla dentro questa passione. Fin da piccoli abbiamo giocato sempre insieme, il calcio era al primo posto. Tutto quello che è stato è stato qualcosa di fantastico che sognavamo».

Il legame con la figura dell’attaccante è stato forte fin da giovanissimo:

«Gli idoli che abbiamo avuto sono sempre stati centravanti. Il mio idolo era Paolo Rossi, mi piacevano molto lui e Alessandro Altobelli. Aggiungo anche Marco Van Basten. Quelli sono stati i miei idoli. Mi hanno sempre accostato a Paolo Rossi, voglio menzionare anche Gianluca Vialli… sono persone che ci mancano, purtroppo qualcuna ci ha lasciato prematuramente. Gerd Müller lo incontrai a Monaco dopo averlo battuto e fu un bell’incontro. Emozionante».

Inevitabile poi il passaggio al fratello Simone, oggi uno degli allenatori italiani più stimati in Europa:

«Ci sentiamo due o tre volte al giorno, da sempre, da quando siamo nati. Abbiamo un rapporto bellissimo. Io sono sempre stato quello più grande, due anni e mezzo. Aver adesso in casa uno dei migliori allenatori d’Europa per me è stato motivo di orgoglio, di confronto e di crescita. Per cui gli auguro il meglio perché dopo, al di là di essere un grande allenatore come ha dimostrato, è una persona perbene e questo mi fa piacere, sono molto orgoglioso di lui».

Un momento speciale condiviso dai due fu l’esordio in Nazionale, a Torino contro l’Inghilterra:

«All’esordio in Nazionale a Torino con l’Inghilterra il problema è stato che è entrato Simone e io dopo pochi minuti sono uscito. Non vedevo l’ora di passargli la palla, non il mio istinto migliore in campo. Questa è la foto dell’esordio a Torino, eravamo anche un po’ più giovani. Fu una serata indimenticabile».

Non manca una riflessione sul valore tecnico del fratello:

«In cosa era più forte di me da calciatore? Tante cose, da calciatore ha fatto tantissimo, per esempio ha fatto quattro gol in una gara di Champions e questo non l’ho fatto neanch’io. Penso che da calciatore il problema alla schiena l’ha condizionato. Da allenatore ha compensato, diciamo così».

Infine, Inzaghi chiarisce anche i retroscena della recente decisione del fratello di accettare l’offerta dell’Al-Ittihad in Arabia Saudita:

«Decisione di andare in Arabia Saudita? Sono questioni personali, l’unica cosa che so è che Simone ha deciso dopo la finale di Champions League, perché alcune volte si leggono sciocchezze. Lui non aveva deciso niente. C’erano richieste, non c’erano solo quelle, però lui ha sempre dato la priorità all’Inter. Penso che dopo quattro anni e soprattutto negli ultimi tre, dopo aver raggiunto due finali di Champions, probabilmente abbia pensato che più di così non si potesse fare. Andrà a vivere un’esperienza diversa, formativa e poi, fra due anni, tornerà in Europa e continuerà a fare dalle nostre parti quello che ha fatto fino ad ora».