Torretta Café, Inzaghi: «Ho fatto tutto per gradi, la gavetta è importante. Ancelotti? Il mio maestro»

L’allenatore del Palermo ripercorre il suo percorso tra panchine, cadute e rinascite: «Ogni anno si impara. E Ancelotti resta il mio maestro»

Filippo Inzaghi, ospite del talk ufficiale “Torretta Café”, ha voluto ripercorrere le tappe della sua carriera di allenatore e calciatore, partendo dalla gavetta fatta in panchina fino agli anni d’oro con Juventus e Milan. Parole che raccontano la crescita continua, la determinazione e la consapevolezza di chi ha vissuto ogni fase con dedizione.

«Io ho fatto tutto per gradi. Da allenatore ho avuto subito una grande chance a cui non potevo dire di no. Poi sono ripartito dalla Serie C e piano piano mi sto divertendo. Penso che la gavetta sia molto importante. Sia molto importante apprendere dagli errori, sia importante imparare dalle vittorie, dalle sconfitte, soprattutto in questo nuovo ruolo. Ogni anno si impara, ogni anno penso si debba migliorare. Mi sento migliore di quando ho iniziato dieci anni fa a fare allenatore. A volte le occasioni si sfruttano, a volte si riparte. Però bisogna sempre avere convinzione in quello che si fa, che poi è la medicina migliore».

Un discorso lucido anche sul proprio percorso da calciatore, iniziato con una svolta inattesa:

«Parma sembrava la prima grande svolta, ero molto giovane e a 22 anni arrivai in un Parma come quello di Tanzi con compagni d’attacco molto importanti come Stoytchev, Zola, Melli e Asprilla. Poi lì ho subito un infortunio e dovetti ripartire andando all’Atalanta. Tutti mi sconsigliavano di andare all’Atalanta perché avrei dovuto lottare per non retrocedere. Soprattutto avrei dovuto fare tanti gol per salvarli. A 23 anni ho vinto il titolo di cannoniere in Serie A, dopo sono ripartito fin quando ho avuto la fortuna di cambiare poco, di giocare nella Juventus e nel Milan dove sono stato 15 anni. Penso di essere stato molto fortunato».

Impossibile non citare Carlo Ancelotti, figura centrale nella sua carriera:

«Un allenatore che ho avuto più di dieci anni, una grande persona, un allenatore che riusciva a farsi amare da tutti. Io ho cercato di apprendere da tutti, cerco di essere comunque me stesso perché non è che si possono copiare gli allenatori che hai avuto. Cerco di non ripetere magari qualche errore che secondo me è stato fatto. Cerco di apprendere tutte le nozioni positive che mi hanno dato. È chiaro che lui, per me, è e rimane il mio maestro. Fu destino perché tirai un rigore fuori, fu esonerato Terim e subito dopo arrivò Ancelotti anche se io l’avevo avuto già alla Juve. Indimenticabili le nostre due vittorie in Champions e i tanti trofei insieme».