Strage di Monreale. Minacce e pressioni allo Zen In fuga i parenti dei fermati

Dopo la tragica notte del 27 aprile, che ha lasciato tre giovani morti davanti al bar 365 di Monreale, lo Zen di Palermo è diventato teatro di un’escalation di tensioni, sospetti e paure. Come racconta Davide Ferrara sul Giornale di Sicilia, alcune delle famiglie coinvolte – direttamente o indirettamente – nella strage hanno deciso di lasciare il quartiere, travolte da un ambiente divenuto ostile e da un’ondata di minacce, provenienti sia dal web che dalla strada.

I primi a fare le valigie sono stati i genitori di Salvatore Calvaruso, uno dei principali indiziati dell’agguato. Dopo essere stati bersaglio di una campagna d’odio sui social, culminata in vere e proprie minacce di morte rivolte alla sorella minore del ragazzo, la famiglia ha ritenuto necessario abbandonare lo Zen. A seguire, anche altri nuclei si sarebbero allontanati o avrebbero fatto in modo di rendere irreperibili i propri figli, come accaduto con Mattias Conti, consegnatosi ai carabinieri solo dopo la perquisizione della casa di famiglia.

Ma il clima nel quartiere, scrive Ferrara, è reso ancora più teso da presunte pressioni interne. Alcuni esponenti del mondo criminale, già noti alle forze dell’ordine per legami con lo spaccio di stupefacenti, avrebbero fatto pesare la propria presenza su parenti e conoscenti degli arrestati, invitandoli a mantenere il silenzio. Due famiglie in particolare, legate a giovani ritratti nella famosa foto scattata poche ore prima della sparatoria, avrebbero esercitato pressioni in tal senso.

Il racconto si intreccia con il dilagare di contenuti social violenti, dirette TikTok e commenti che alimentano un clima d’odio senza tregua. Accanto alle minacce e agli insulti, spuntano profili falsi che inneggiano ai tre fermati, definendoli “leoni”, con post che condividono immagini e video celebrativi. Un paradosso digitale che aggrava ulteriormente una situazione sociale già esplosiva.

In questo scenario, la fuga da casa non è solo una scelta prudente, ma l’unica via possibile per chi cerca una tregua, magari trovandola presso parenti fuori quartiere o in provincia. Lo Zen, oggi, è una polveriera su cui le istituzioni sono chiamate a intervenire per tutelare la sicurezza dei residenti e prevenire nuove spirali di violenza.