Strage di Monreale, la ricostruzione dei testimoni: «Pigghia u ferru, sparaci in capu»

Un’escalation di violenza in una notte qualunque. Un testimone, le urla, le pistole, le morti. Le indagini sulla strage di Monreale, che ha lasciato tre vittime e una città sotto shock, ricostruiscono una dinamica sempre più nitida e drammatica. Al centro delle accuse, Samuel Acquisto, 18 anni, dello Zen 2, che – secondo quanto raccontato da Salvo Palazzolo su Repubblica Palermo – avrebbe avuto un ruolo determinante nell’innescare la tragedia.

«Pigghia u ferru», avrebbe detto Acquisto a Salvo Calvaruso, indicato come colui che ha aperto il fuoco.
«Aggrizzaci i supra. Sparaci in capu», l’altra frase agghiacciante raccolta da uno degli otto testimoni oculari.

Testimonianze chiave: Acquisto al centro della scena

Come scrive Palazzolo su Repubblica, i racconti convergono su un punto: Acquisto era in mezzo alla strada, in via D’Acquisto, dove avrebbe incitato il complice ad aprire il fuoco. «Era il ciccione che urlava», riferisce un testimone. «Quello bassino intanto estraeva la pistola da una borsa a tracolla», racconta un altro. È questo l’elemento chiave che ha convinto la giudice Ivana Vassallo, che ha convalidato il fermo, a confermare la custodia cautelare per Acquisto, sottolineandone il ruolo attivo e istigatore nella vicenda.
La testimonianza di un sopravvissuto: «Mi ha sparato alla gamba»

Tra i feriti figura Nicola Cangemi, che nel suo racconto mette in evidenza uno spaccato di coraggio e caos. «Stavo camminando con alcuni amici davanti a una caffetteria, quando uno ha iniziato a sparare», ha detto ai magistrati. Ha cercato di bloccare il ragazzo armato, lo ha colpito con alcuni pugni, ma è stato a sua volta ferito a una gamba da un colpo d’arma da fuoco.

«Poi è arrivata una moto di grossa cilindrata», racconta Cangemi. Uno degli uomini a bordo sparava ancora.

Un altro giovane, sedicenne, è rimasto ferito vicino al Duomo. «Ho sentito una fitta alla testa, mi sono toccato e c’era sangue», ha raccontato. Un proiettile lo ha sfiorato. È vivo per miracolo.

Le vittime: Turdo, Pirozzo, Miceli

Non tutti, però, ce l’hanno fatta. Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli sono stati uccisi in quell’assurdo susseguirsi di spari. La fidanzata di Pirozzo ha riferito che il suo compagno era intervenuto per aiutare Turdo, ma è stato colpito al collo. Con le ultime forze ha cercato rifugio vicino a un pub.

Commovente il racconto di un amico di Miceli: «Era a terra, sanguinante. Ho cercato di proteggerlo, mi sono accovacciato su di lui mentre continuavano a sparare. Ho tenuto la sua testa sulle mie gambe fino alla fine».

La caccia al secondo killer

Se la posizione di Acquisto si aggrava, l’identità del secondo giovane armato resta da chiarire. Tutti lo collocano alle spalle di Acquisto, a bordo della moto BMW utilizzata per la fuga. Nelle sue dichiarazioni spontanee, Calvaruso ha ammesso di essere fuggito con un altro giovane ma, come riporta Palazzolo, ha aggiunto: «Non lo ricordo bene». Un omertoso vuoto di memoria che copre ancora l’identità del secondo killer.

Alcuni testimoni parlano di un ragazzo con una giacca chiara che, in piedi sulla moto in movimento, ha continuato a sparare. Un testimone riferisce un particolare raccapricciante: uno dei due avrebbe fatto il segno dei muscoli, in gesto di sfida, quasi a celebrare la fuga e la carneficina.

Un’inchiesta che scava nella ferocia

Il racconto che emerge dall’inchiesta è, come scrive Palazzolo su Repubblica Palermo, quello di una serata trasformata in un inferno improvviso, nato da una lite, degenerata in una carneficina. Un’esplosione di violenza urbana che ha scosso Monreale e riportato sotto i riflettori il tema dell’emergenza criminale giovanile.

L’inchiesta della Procura di Palermo, coordinata dagli aggiunti Sergio Demontis e dai sostituti De Benedittis e Campanile, continua. I racconti dei testimoni, le immagini delle telecamere, le tracce raccolte: tutto servirà a identificare il secondo responsabile, che ancora si nasconde. Ma le parole, i volti e il sangue versato non si cancellano. La verità, adesso, ha una strada obbligata.