Repubblica: “Amarcord rosanero. Allo stadio risplendono le stelle di 40 anni fa”

C’era una volta un calcio diverso. Un calcio che oggi appare lontano anni luce, quasi irreale. Era il calcio del 1986, l’anno che a Palermo nessuno potrà mai dimenticare: l’anno senza calcio, come lo definisce Massimo Norrito in un emozionante racconto pubblicato su la Repubblica – Palermo.

L’8 settembre di quell’anno, con un colpo di spugna e una sentenza impietosa, l’SS Palermo venne cancellata. Non fu solo la fine di una società sportiva, ma di un’epoca. Al posto del pallone, arrivarono carte bollate, tribunali, giochi di potere. Eppure, da quel vuoto nacque un’unità popolare straordinaria: una Palermo che seppe rialzarsi, rimettersi in piedi e ricominciare da capo.

A farlo furono tutti, senza bandiere o distinzioni: Leoluca Orlando, Carlo Vizzini, i politici, gli imprenditori, le cooperative, e per la prima volta anche i tifosi. Quelli del comitato Pro Palermo di Oddo e Gangitano, che con un pulmino e tanta passione avviarono quella che oggi si chiamerebbe crowdfunding, ma che allora era solo una colletta dal cuore immenso.

Il nuovo Palermo: rinascita tra nostalgia e orgoglio

Il 7 gennaio 1987, nello studio del notaio Rocca, vide la luce la nuova creatura: l’US Palermo, pronta a ripartire dalla Serie C2. Come ricorda ancora Norrito su Repubblica, a guidarla c’erano Lagumina presidente, Peccenini direttore sportivo, Carmelo Caramanno allenatore, con Cerro vice. Una squadra che oggi ha il sapore romantico del ricordo: Pappalardo, Conticelli, D’Este, De Sensi, Carrera, Nuccio, Sampino, Macrì, Cracchiolo, Pidatella, Casale, e tanti altri. Volti che ancora oggi fanno battere il cuore dei tifosi.

Ieri, quei reduci di una stagione indimenticabile si sono ritrovati. Prima allo stadio che un tempo si chiamava Favorita, poi in un hotel cittadino per un evento benefico voluto da Santino Nuccio, Rocco Macrì e Roberto Pedivellano, a sostegno della missione “Ali per Volare” di Rino Martinez, autore dell’inno “Blus rosanero” che i giocatori hanno cantato a squarciagola.
Tra memoria e leggenda

«Ma tui chi sei?» è stata la frase più ricorrente durante la giornata. Effetto inevitabile di un tuffo nel passato, quasi quarant’anni dopo. Pino Caramanno, Nuccio, Di Carlo: tutti uguali, nello spirito e nell’amore per Palermo.

Come non ricordare, allora, il gol di Nuccio all’Atletico Mineiro, il 19 agosto 1987, che segnò il ritorno ufficiale in campo delle maglie rosanero, con lo stemma del Comune sul petto. Una foto, quella con Lagumina spaesato e un giovanissimo Orlando, che è diventata patrimonio iconografico della città. Così come lo è la rovesciata alla Juve Stabia, o la tripletta di D’Este nel 4-0 all’Ajax, durante la festa promozione in C1.

Un viaggio iniziato dal ritiro di Poggio Bustone e terminato con l’ultima gara contro l’Afragolese, mentre la vecchia Favorita cadeva a pezzi per far spazio al nuovo stadio dei Mondiali di Italia ‘90.

Un pezzo di storia che non muore

Fa male pensare a chi non c’è più, a chi non ha potuto rivivere quei ricordi. Ma come scrive con toccante lucidità Massimo Norrito su la Repubblica – Palermo, resta un patrimonio di memoria condivisa, un’epopea che ha segnato per sempre lo spirito sportivo della città.

Altri tempi. Altro calcio.
Ma quanto era bello.