Monreale, folla silenziosa per i tre ragazzi uccisi. Ricostruiti gli identikit dei complici di Calvaruso

Migliaia di persone hanno invaso silenziosamente le strade di Monreale all’indomani dei funerali di Andrea Miceli, Salvo Turdo e Massimo Pirozzo, i tre giovani uccisi nella sparatoria di via Benedetto D’Acquisto. La cittadinanza, colpita al cuore, si è stretta attorno alle famiglie in un momento di preghiera collettiva che ha attraversato il centro storico della città.
Non c’era nulla da festeggiare. Per questo motivo, come riportano Enzo Ganci e Fabio Geraci sul Giornale di Sicilia, l’amministrazione comunale e le autorità religiose hanno annullato tutte le celebrazioni legate al Santissimo Crocifisso, festa che si tramanda dal 1626 e che quest’anno avrebbe segnato la 399ª edizione. La decisione ha incluso anche il rinvio della maxi processione giubilare, inizialmente prevista per il 10 maggio.
Al suo posto, un momento di raccoglimento: una mini-processione senza addobbi, su un percorso abbreviato, priva di ogni segno di festa, pensata solo come affidamento spirituale alla misericordia del Crocifisso. Alla guida del corteo l’arcivescovo Gualtiero Isacchi, insieme al rettore della Collegiata e alle confraternite.
Il simulacro ligneo ha raggiunto largo Canale, nei pressi della lapide che ricorda il sacrificio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, ucciso il 4 maggio 1980, anch’egli durante i festeggiamenti patronali. Lì l’arcivescovo si è soffermato in un discorso sentito: «Non è stata una festa, né una processione, ma l’affidamento silenzioso alla misericordia del Crocifisso… perché possiamo guarire dal contagio della violenza». Da lì, il corteo ha raggiunto via Benedetto D’Acquisto – luogo della strage – prima di rientrare in Cattedrale. Il sindaco Alberto Arcidiacono ha invitato i cittadini a trovare la forza di “riprendere la vita laddove l’abbiamo lasciata”.
Parallelamente, le indagini sulla sparatoria proseguono. Come rivelano ancora Ganci e Geraci sul Giornale di Sicilia, Salvatore Calvaruso – il giovane dello Zen accusato di aver sparato – ha pianto, ha chiesto scusa, ma non ha rivelato i nomi dei complici. Eppure, secondo l’ordinanza, diversi omissis coprono identità già note ai carabinieri, grazie anche alle testimonianze raccolte e alle immagini di videosorveglianza.
Due i profili principali: il primo è l’uomo che guidava la moto, descritto come alto almeno 1,90 m, con barba folta, denti rovinati, casco integrale Momo Design e giubbotto scuro. Il secondo, il presunto autore di parte dei colpi, era più basso e magro, con giubbotto bianco tipo Blauer e casco integrale. Una conversazione acquisita dai carabinieri rafforza questa versione: «Chiddu a sinistra sparò. E quello a destra portava il motore. Vita non me li posso scordare».
Le immagini, seppur sgranate, sembrano confermare che il passeggero impugnasse un’arma. A breve, gli investigatori puntano a chiarire i ruoli nella rissa e nell’agguato. Intanto, oggi da piazza Verdi a Palermo partirà una fiaccolata in memoria delle vittime, per chiedere giustizia e sicurezza.