
Per fortuna, ieri sera, il pallone ha ricominciato a rotolare per qualcosa che ancora profuma di sport: la promozione. Per la salvezza, invece, il discorso è tutt’altro che chiuso. Come scrive Tullio Calzone sul Corriere dello Sport, lo spettacolo autentico, quello che scalda i cuori sui balconi affacciati sul “Menti” o gremisce il “Ceravolo” carico d’attese, continua a cedere il passo al teatro stanco delle aule di giustizia, dove il caso Brescia ha nuovamente rubato la scena.
«Un campionato bellissimo non meritava altri veleni», osserva Calzone, denunciando lo scenario confuso e opaco che si è creato. Le regole sono chiare, sì, ma la loro applicazione finisce nel mirino quando subentrano anomalie e polemiche alimentate da disagi finanziari. Protagonista di questa nuova crisi è Massimo Cellino, l’ex presidente di Cagliari e Leeds, oggi alla guida del Brescia, finito nel ciclone per non aver rispettato le scadenze contributive. Si proclama truffato – riferisce Calzone – da un “rampante giovincello avellinese” che gli avrebbe venduto crediti d’imposta inesistenti. Ma la realtà, spiega il giornalista, è che queste risorse sono evaporate al vaglio dell’Agenzia delle Entrate e della Covisoc, generando un blocco dei playout e l’ipotesi di nuovi, incerti scenari.
E intanto il tempo scorre, le regole slittano, gli attori cambiano. La Salernitana – squadra che ha rispettato le scadenze ma si ritrova beffata – è il simbolo di un sistema che punisce chi gioca pulito. «Il calcio italiano – scrive Tullio Calzone – non è più in grado di reggersi con artifici e magheggi contabili», eppure gli anticorpi mancano. Servirebbe, paradossalmente, una “patente” per sopravvivere in un mondo pieno di insidie: fideiussioni farlocche, crediti fantasma, caos normativo.
E chi ne paga il prezzo? Sempre gli stessi: i tifosi, la gente comune. Chi spiega ora ai trentamila dell’Arechi, pronti allo spareggio con il Frosinone, che non si gioca più? Che forse si tornerà in campo solo a metà giugno, magari contro un’altra retrocessa sul campo, la Sampdoria, anch’essa in affanno economico?
Il 16 febbraio – sottolinea Calzone – era il termine fissato per il pagamento di Irpef e Inps. Il Brescia ha formalmente rispettato la data, ma con risorse ritenute inesistenti. Le responsabilità di Cellino sono chiare. Il problema, però, è più ampio: è un sistema che continua a trascinarsi tra tribunali e deroghe, dimenticando il suo cuore pulsante.
«Il calcio – conclude Tullio Calzone – deve tornare tra la gente, fuori dai tribunali». Perché i sogni, almeno quelli, non possono essere sequestrati.