Palermo, servono ruoli ben definiti e idee chiare sul mercato

PALERMO – Nessuna sorpresa, solo la conferma di un fallimento annunciato. L’avventura del Palermo nei playoff di Serie B si è chiusa al primo turno, proprio come molti temevano. E nel giorno della resa, la critica si fa impietosa. Come scrive Luigi Butera sul Giornale di Sicilia, solo un “incallito scommettitore” avrebbe puntato sul Palermo 2024-25, “uno dei peggiori e più lunatici di sempre”.
Dopo l’illusione targata Baldini di due stagioni fa, con una promozione ottenuta da outsider, questa volta non c’è stato nessun miracolo, nessuna impresa. Il progetto tecnico ha mostrato crepe strutturali e la squadra non è mai riuscita a diventare un gruppo vero, a differenza della Juve Stabia, definita da Butera “squadra operaia, ma squadra vera”.
Dionisi, un’uscita inevitabile: “Vederlo ancora in panchina sarebbe un’offesa”
Il primo nodo da sciogliere, e con urgenza, è quello legato all’allenatore. Alessio Dionisi ha ancora due anni di contratto, ma la sua permanenza sembra insostenibile per la piazza.
«Vederlo ancora sulla panchina del Palermo sarebbe un’offesa all’intelligenza dei tifosi», scrive senza mezzi termini Butera.
Eppure, come spesso accade nel calcio moderno, la risoluzione non sarà semplice: l’allenatore potrebbe aggrapparsi al contratto in attesa di una buonuscita o di una nuova sistemazione. Un epilogo prevedibile, ma comunque costoso per un club che deve ripartire con urgenza e idee chiare.
Butera sottolinea anche come Dionisi sia stato fortemente voluto da Riccardo Bigon – e non da De Sanctis, arrivato in un secondo momento – e difeso anche nei momenti più turbolenti. Un sostegno che, oggi, appare definitivamente archiviato.
Ruoli chiari per ripartire: serve un vero asse DS-allenatore
Una volta chiusa la parentesi Dionisi, il Palermo dovrà riorganizzare l’area sportiva, partendo da un principio semplice: nel calcio, i progetti vincenti nascono quando un direttore sportivo sceglie un allenatore, con cui pianifica insieme il mercato.
«Il metodo CFG passa da più livelli decisionali – spiega Butera – ma senza un braccio operativo dotato di autonomia a Palermo, il rischio di nuovi errori è altissimo»