Giornale di Sicilia: “Palermo, flop totale. Una stagione buttata via”

L’estate 2024 doveva essere quella della svolta, ma si è trasformata nell’inizio di un disastro tecnico e gestionale. L’avvicendamento tra Rinaudo e De Sanctis ha portato più dubbi che certezze: acquisti inefficaci, gestione caotica dello spogliatoio e un caso su tutti – quello di Brunori, passato da capitano e simbolo del progetto a riserva silenziosa e dimenticata. Una scelta mai chiarita, che ha lasciato segni profondi nel giocatore e nella tifoseria. In parallelo, la misteriosa esclusione di Lucioni ha completato un quadro di incomunicabilità e confusione, da cui il Palermo dovrà ripartire, ma solo dopo aver fatto chiarezza su errori, ruoli e responsabilità.

La sconfitta di Castellammare contro la Juve Stabia ha chiuso nel modo più amaro la stagione del Palermo, confermando un copione ricorrente: quando i rosanero vanno sotto nel punteggio, non trovano mai la forza per reagire. Come riportato da Alessandro Arena sul Giornale di Sicilia, il Palermo non ha mai vinto in rimonta nelle 19 partite in cui si è trovato in svantaggio, raccogliendo appena 5 pareggi.

L’atteggiamento visto al “Menti” – dove dopo il gol di Adorante al 67’ si è assistito a una reazione debole, con l’unica occasione al 94’ su colpo di testa di Ceccaroni – è il simbolo di una squadra spenta, sfiduciata, incapace di interpretare i momenti decisivi. Dionisi aveva chiesto di vivere la sfida come una finale, ma la risposta sul campo è stata un’altra.

I secondi tempi: fragili, confusi e spesso fatali

Il problema non è solo la mancanza di rimonte, ma anche l’approccio ai secondi tempi. Il Palermo ha incassato 5 gol nei primi tre minuti della ripresa e 10 nei minuti finali, oltre l’85’. Numeri che raccontano di una tenuta mentale fragile, più che di semplici cali fisici. Errori che sono costati punti pesanti, in una stagione conclusa con un ottavo posto mediocre, specchio di limiti evidenti sia tecnici che psicologici.

Rendimento contro le “piccole”: un pieno di delusioni

Un altro dato impietoso è il bilancio contro le squadre dal decimo posto in giù: appena 29 punti conquistati, il peggiore tra le prime otto della Serie B. Per dare un’idea del distacco: il Sassuolo ne ha raccolti 61, il Pisa 50, lo Spezia 44.

Il Palermo ha steccato contro quasi tutte le neopromosse e le squadre in zona retrocessione, come evidenziato da Arena: sconfitta con la Juve Stabia nei playoff, figuracce con Carrarese e Cesena, pareggi al Barbera con Cosenza e Mantova, sconfitte interne contro Salernitana, Cittadella e Südtirol. Emblematica anche la rimonta subita a Modena da 0-2 a 2-2. Tanti tasselli che compongono un mosaico delusorio.

Il cambio modulo: da promessa a boomerang

In origine fu il 4-3-3. Per 17 partite, Dionisi ha cercato di dare una struttura offensiva chiara, ma con risultati modesti: appena 17 gol segnati e 15 subiti, spesso frutto di errori individuali. A fine dicembre è arrivata la virata al 3-4-2-1, accompagnata dagli innesti di Pohjanpalo e Magnani. Il cambio sembra inizialmente funzionare in attacco (22 gare consecutive a segno), ma la fase difensiva implode.

Nel playoff con la Juve Stabia, proprio un errore individuale – il liscio di Baniya – ha spalancato la strada al gol decisivo. Il nuovo assetto ha anche messo fuori ruolo o marginalizzato alcuni giocatori, come Insigne, Henry, Ranocchia, Di Francesco, Brunori e Blin, costretti ad adattarsi in ruoli poco naturali.

Frattura con la tifoseria: il gelo del Menti è l’epilogo

I soli 52 tifosi rosanero presenti al “Menti” sono l’immagine più forte del distacco tra squadra e piazza. La scelta del tifo organizzato di disertare i playoff è solo l’ultima puntata di una contestazione esplosa a maggio con i ko contro Südtirol e Cesena.

Nel mirino ci sono Dionisi, ritenuto incapace di gestire il gruppo, e Gardini, accusato di non aver costruito un organico all’altezza in tre anni. Neppure la vittoria contro il Frosinone ha placato gli animi. Anzi, il pareggio con la Carrarese, che ha sigillato l’ottavo posto, ha sancito il distacco definitivo. L’assenza, più che la protesta, è diventata la forma di dissenso.

E ora, in vista della campagna abbonamenti 2025/26, il club dovrà ricostruire non solo la rosa, ma soprattutto il rapporto con il suo popolo.