Giornale di Sicilia: “L’omicidio di via Spinuzza. La nuova pista: una trappola”
Non sarebbe stata una lite improvvisa, ma una trappola. Una finta discussione per spingere Paolo Taormina, titolare del pub O’ Scruscio, a uscire dal locale di famiglia dove pochi istanti dopo è stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca. È l’ipotesi su cui lavora la Procura, mentre vengono ricostruiti i movimenti di Gaetano Maranzano e del gruppo di sette amici dello Zen che lo accompagnavano la notte tra l’11 e il 12 ottobre nel cuore della movida dell’Olivella.
Come riporta Fabio Geraci sul Giornale di Sicilia, l’assassino — reo confesso — ha raccontato di aver sparato «accecato dalla rabbia» per alcuni presunti messaggi inviati quattro mesi prima da Paolo alla sua compagna. Una versione che però non trova riscontri. Dai filmati analizzati, seppure non chiarissimi, si vedrebbe infatti il ventottenne impugnare l’arma e fare fuoco direttamente contro il giovane barman, ventenne di Bonagia.
Gli inquirenti, scrive ancora Geraci per il Giornale di Sicilia, hanno evidenziato anche alcune contraddizioni nel racconto di Maranzano: da un lato sostiene di aver ucciso per gelosia, dall’altro nega di ricordare un episodio in cui avrebbe baciato un’altra ragazza pochi minuti prima del delitto. Le indagini, ancora coperte dal massimo riserbo, si starebbero inoltre allargando ad altri possibili contesti, tra cui lo spaccio di droga nella zona della movida, e a presunti contrasti tra il gruppo dello Zen e giovani che frequentavano abitualmente via Spinuzza.
Una frase, in particolare, avrebbe scatenato la furia del killer: Paolo avrebbe intimato a Maranzano di «andarsene via», invitando lui e i suoi amici ad allontanarsi dal locale. Tutto, secondo gli investigatori, potrebbe quindi ruotare attorno a una questione di territorialità. Non sarebbe casuale, sottolinea il Giornale di Sicilia, che tre dei sette amici di Maranzano — Mattias Conti, Salvatore Calvaruso e Samuel Acquisto — siano già accusati di essere tra gli autori della strage di Monreale.
Le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano un gruppo che, fino a un attimo prima del delitto, ride e scherza. Poi scatta la lite, l’intervento di Paolo, e subito dopo l’esplosione del colpo mortale. Secondo gli inquirenti, la discussione sarebbe stata inscenata proprio per attirare la vittima all’esterno. Testimoni avrebbero inoltre riconosciuto un uomo che colpisce a schiaffi un ragazzo con un gilet bianco: sarebbe il momento cruciale che precede l’esecuzione.
Gli investigatori concentrano ora l’attenzione su Vincenzo Viviano, 27 anni, uno degli amici di Maranzano, già ascoltato nei giorni scorsi per le sue dichiarazioni contraddittorie. Sarebbe lui, secondo quanto riporta Fabio Geraci per il Giornale di Sicilia, la persona ripresa mentre dà inizio alla rissa lanciando bottiglie di birra, poco prima che Taormina intervenisse per riportare la calma.
Proprio a casa di Viviano i carabinieri hanno trovato diverse collane dorate con croci, pistole e un ciondolo con la scritta «King», gli stessi oggetti che Maranzano indossava nelle foto pubblicate sui social. La posizione del ventisettenne potrebbe aggravarsi: non si escludono ipotesi di favoreggiamento o, in via più remota, di concorso nell’omicidio.
Subito dopo l’agguato, Maranzano avrebbe raggiunto lo Zen in auto con tre amici, per poi spostarsi al Borgo Vecchio dove — come racconta il Giornale di Sicilia — si sarebbe fermato a bere una birra. Successivamente avrebbe confessato tutto alla madre e si sarebbe rifugiato nell’abitazione della compagna, in via Nino Geraci al Cep, dove è stato arrestato dai carabinieri. Qui ha consegnato una pistola Sig Sauer, ma non i proiettili, dichiarando di averli gettati in un tombino. Gli esami balistici dovranno ora chiarire se si tratti effettivamente dell’arma usata per uccidere Paolo Taormina.
