Escl. Henry: «A Palermo premesse non rispettate. Osti poco coerente, Brunori…»

«A Palermo ho vissuto un anno difficile per tanti motivi. Non sono state rispettate alcune cose che mi erano state dette in estate al momento della firma e ho pagato poi quanto avvenuto a gennaio. Purtroppo non ho vissuto tanti momenti belli, ma conservo l’immagine di una tifoseria che vive per la propria squadra. Ho visto gente piangere di gioia e per il dolore e questo attaccamento è una cosa molto bella. Poi però si sono verificate delle situazioni che poco hanno a che fare con il calcio e che avevo già vissuto a Verona». Questo il racconto ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com dell’ex attaccante del Palermo Thomas Henry, fresco di addio ai rosanero.

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Cosa intende per aspetti non rispettati dei quali le avevano parlato al momento della firma?

«Quando dovevo firmare per il Palermo mi venne detto che avremmo giocato a due punte e che avrei fatto coppia con Brunori. Due settimane dopo il mio arrivo però, capii che Matteo viveva una guerra interna con il club. Con lui scherzavamo sul fatto che in allenamento ci scambiavamo pochissime volte il pallone, considerato che non ci facevano mai giocare insieme. Poi a gennaio è arrivato Pohjanpalo, giocatore fortissimo, e ho capito che non avrei più giocato».

Pensa di aver pagato il fatto di essere stato portato da De Sanctis?

«Sì, ho pagato questo aspetto e questo mi era già successo a Verona. L’unica società nella quale non ho vissuto questi problemi è stata il Venezia. In quell’occasione infatti ho trovato un ambiente sereno, mentre sia a Verona che a Palermo ho trovato giocatori scontenti che volevano andare via. È mancato l’equilibrio tra dirigenza e calciatori. Le ragioni del mio mancato impiego sono extracalcistiche, di natura per così dire politica. Sono un uomo di sport e ho deciso di non voler più vivere queste situazioni».

Ha avuto la possibilità di andare via a gennaio. Come mai è rimasto?

«Mi sono opposto al trasferimento perché non volevo andare dove avrebbe voluto il club. Avevo la possibilità di andare in alcune squadre, ma il Palermo me le ha negate per motivi di business. Purtroppo ormai il mondo del calcio è pieno di gente che fa business e pensa meno all’aspetto sportivo. Avendo una famiglia ho deciso che non avrei cambiato solo per motivi economici che riguardavano il club e ho così rifiutato il trasferimento a gennaio».

Dionisi le ha spiegato i motivi del suo mancato impiego?

«Il mister mi ha parlato ma il mondo del calcio dall’interno è molto diverso da quello che può percepire la gente all’esterno. Spesso ci sono delle dichiarazioni ufficiali che non corrispondono a ciò che c’è nella testa di una persona. Con lui non ho avuto problemi, ma per come sono fatto è difficile in generale che io ne possa avere con qualcuno. Ho lo sport nel sangue e mi ritengo una persona vera e questi aspetti spesso li ho pagati».

Le difficoltà del Palermo l’anno scorso sono state più tecniche o mentali, date magari da una scarsa coesione o forza del gruppo?

«Entrambi i fattori. Dobbiamo essere onesti: non abbiamo fatto abbastanza bene per le qualità tecniche dei giocatori che componevano il gruppo. Nel calcio però non conta solo la tecnica. Non è detto che se porti Guardiola tutto va bene. Non posso dire che ci siano stati problemi tra i calciatori ma in generale a Palermo è mancato l’equilibrio tra le varie componenti».

Tornasse indietro accetterebbe ancora la proposta del Palermo?

«Assolutamente sì. Le scelte che ho fatto nella mia vita le ho prese perché ritenevo fossero giuste e non ho rimpianti o rimorsi. Come detto a Palermo ho vissuto anche momenti belli legati alla grande passione della gente. Nella vita esistono momenti alti e altri bassi, ma non si deve mai guardare indietro».

Si parla di un interesse del Palermo per Lazovic. Consiglierebbe al suo ex compagno di venire a Palermo?

«Sì, consiglierei Palermo. Ogni giocatore ha la sua storia e non è detto che si debbano ripetere esperienze vissute da altri. A mio avviso il Palermo prima o poi è destinato a tornare in Serie A. Sarà solo fondamentale come detto trovare quell’equilibrio che il nostro gruppo non ha avuto nella passata stagione».

Qual è stato il rapporto con il direttore Osti?

«Non ho nulla da ridire dal punto di vista umano, anche se non posso dire di aver avuto un bel rapporto dal punto di vista professionale. La cosa che non mi è piaciuta è stata la poca coerenza da parte sua. Mi capitava di sentire delle parole e di sentirne altre totalmente diverse a distanza di pochi giorni. Questo aspetto l’ho vissuto male».

 

Se avesse davanti D’Aversa cosa gli direbbe?

«Nulla di speciale. In quel momento, avendo il fuoco dentro, le cose sono andate in una determinata maniera, ma dopo lui mi ha chiamato e non sono di certo uno stupido. Ci siamo già confrontati e non scenderò nei particolari. Questa storia ormai è chiusa».

Lei nel suo saluto sui social ha scritto: Italia ci vediamo presto. Tornerà da turista o si vede ancora in Italia nel suo futuro calcistico?

«Mia moglie è italiana, suo papà è calabrese e la prima casa di mio figlio è stata Verona. Inoltre ho tantissimi amici a Venezia, Verona e Palermo. L’Italia farà parte della mia vita per sempre. Ho ricevuto tanti messaggi in questi giorni, anche da personaggi del calcio. L’Italia è il mio secondo paese. Dal punto di vista professionale mai dire mai, ma in questo momento sono più orientato a scoprire altri paesi».