Matteo Brunori si è ripreso il Palermo. E lo ha fatto nel momento più delicato della stagione, quando la squadra rosanero aveva bisogno di un leader in campo e fuori. Lo racconta oggi la Repubblica Palermo in un ampio articolo firmato da Valerio Tripi, sottolineando la doppietta decisiva con cui il numero 9 ha steso il Frosinone, trascinando la squadra ai playoff con una giornata d’anticipo.

«Le mie gambe sono quelle dei miei compagni – ha scritto su Instagram – si vince e si perde tutti insieme», ricorda il quotidiano, citando il messaggio postato dal capitano dopo la vittoria al Barbera. Un gesto di unità, arricchito anche da uno scatto insieme ad Aljosa Vasic, duramente contestato venerdì sera: parole alle quali si sono uniti anche Henry, Diakitè e Gomes, creando attorno al giovane serbo un muro di sostegno.

Secondo la Repubblica, quella di Brunori è stata una vera svolta tecnica e caratteriale. Dei suoi 9 gol stagionali, ben 8 sono arrivati da quando è tornato ad avere continuità, dopo settimane passate fuori per scelta tecnica. Un’assenza che oggi fa riflettere: «A un giocatore così difficilmente si può rinunciare, anche in caso di turnover», sottolinea Tripi.

Il giornalista ricorda anche il dato storico: Brunori è a -6 dal record di reti di Fabrizio Miccoli (81), un traguardo alla portata se il Palermo dovesse prolungare il proprio cammino nei playoff. Non solo reti, ma anche impegno e spirito di sacrificio: «contro il Frosinone ha sbloccato la gara con un tiro a giro e poi l’ha chiusa con un tap-in da attaccante vero», scrive ancora la Repubblica.

Non è un caso che la squadra si sia compattata attorno a lui. E che il suo ritorno da titolare abbia coinciso con una fase più solida della stagione rosanero. Contro la Carrarese, martedì sera, non ci sarà Blin per squalifica, ma ci sarà sicuramente Brunori. La sua leadership sarà ancora una volta fondamentale per tentare l’ultimo assalto a un piazzamento migliore in griglia playoff. Perché, come chiude Tripi su la Repubblica, «la storia tra il Palermo e Brunori è ancora tutta da scrivere».