Abodi: «A Palermo e nel Sud progetti concreti per combattere il disagio sociale»

Il ministro dello Sport e dei Giovani, Andrea Abodi, è stato ospite del programma Goal Economy condotto da Marco Bellinazzo su RadioTV Serie A. Diversi i temi affrontati, dal contrasto alle scommesse illegali alla valorizzazione dello sport come strumento educativo e sociale. Tra i passaggi più rilevanti, l’attenzione riservata ai progetti destinati al Mezzogiorno, con riferimento anche a Palermo.

«Quello che abbiamo fatto a Caivano, quello che stiamo facendo con progetti di area riguardanti Roma, Milano, Napoli, Foggia, Palermo, Reggio Calabria e Catania – ha detto Abodi – è parte di una visione integrata. Interventi meno articolati ma più diffusi nei luoghi del disagio periferico, che mirano a dare una risposta concreta attraverso lo sport».

Il ministro ha poi ribadito l’impegno sul fronte infrastrutturale, legato anche alla prospettiva degli Europei del 2032:
«Non vogliamo intervenire a piedi uniti nelle realtà territoriali ma fornire strumenti e procedure semplificate e accelerate per sviluppare infrastrutture sportive che garantiscano equa competizione. La differenza la faranno sempre i calciatori in campo, ma servono impianti adeguati per tutti».

Abodi ha illustrato anche quanto fatto per i piccoli comuni del Sud:
«Abbiamo realizzato 1.250 playground in un anno e mezzo nei comuni sotto i 10.000 abitanti. Il programma “Sport e periferie”, nato nel 2017, oggi ha continuità e si integra con le attività delle Regioni in modo strutturato».

Infine, sul fronte scuola, il ministro ha annunciato un rafforzamento dell’educazione motoria:
«Stiamo cercando le risorse per introdurla nei primi tre anni delle elementari con personale qualificato e stabilizzare la quarta e la quinta. Collaboriamo con altri ministeri per un’offerta sportiva integrata, anche culturale e civica».

«Lo sport – ha concluso – è una difesa immunitaria, individuale e sociale. Vogliamo costruire un modello italiano che punti a vincere, ma anche a contrastare le degenerazioni che diventano cronaca nera».