Guidolin, il cuore a Palermo: «Con Zamparini rapporti sinceri. Quella squadra meritava tutto»

Una vita tra calcio e ciclismo, due passioni intrecciate fin dall’infanzia. Francesco Guidolin, 70 anni quest’anno, si racconta in una lunga intervista a Luca Bianchin per La Gazzetta dello Sport, tra salite leggendarie e panchine memorabili. Un uomo che ha sempre rincorso emozioni forti, in bici e in campo. E che oggi guarda al futuro con la stessa voglia di trasmettere qualcosa.

«Il ciclismo è libertà, è vedere posti nuovi, è staccare la mente mentre si ascolta la propria fatica», dice. Oggi pedala meno, “solo” 5-6.000 chilometri l’anno, tutti d’estate. Ma una volta ne faceva anche 12.000. La salita più dura? «Lo Zoncolan. L’ho fatto conoscere io, nel ’98, durante un ritiro con l’Udinese». Quella più bella? «Il Ventoux da Bedoin. Se potete farne una sola nella vita, scegliete quella».

L’infanzia, Coppi e Riva

Nato a Castelfranco Veneto, Guidolin ricorda quando da bambino il Giro passava in città e la scuola si fermava per far vedere ai ragazzi Gimondi, Adorni, Bitossi, Merckx. E quel giorno che segnò un’epoca:

«Mio padre tornò a casa e disse: “È morto Coppi”. Avevo quattro anni. Sentii il lutto nell’aria».

Anche il calcio è sempre stato lì. «Gigi Riva era il mio idolo. Mio padre mi portava a vedere Juve, Inter, Milan. Portava una seggiolina pieghevole, io salivo sopra e guardavo da pascià».

Guidolin e Palermo: una storia vera

«Una Coppa Italia. Tre promozioni in Serie A. E quattro squadre portate in Europa: Vicenza, Udinese, Bologna e Palermo. Mai allenato una big, ma questo mi basta», racconta a La Gazzetta.

E poi Palermo. Una parentesi intensa, bella, tormentata.

«Zamparini? Ho buoni ricordi, sicuro. Era uno che non si accontentava mai: anche se eravamo primi, diceva che non andava bene. Io ho sofferto. Mi esonerò, poi mi chiamò e disse: “Sembriamo un’armata Brancaleone, ma ci manca Brancaleone. Torni”. Lo consideravo un uomo diretto, onesto, che diceva le cose in faccia».

Udinese, Sanchez e il ballo mancato

Con l’Udinese, un altro dei suoi grandi amori, scoprì Alexis Sanchez:

«Si allenava troppo, dovevamo mandarlo via dal campo. Costruii un 3-5-1-1 con lui dietro Di Natale. Quando andammo in Champions, mantenni la promessa fatta: ballai in campo. Un disastro».

Oggi ammira Vincenzo Italiano: «Ha coraggio, competenza, fa giocare bene le squadre. Mi ci rivedo».

Il futuro? Dietro le quinte

Guidolin oggi non pensa a tornare in panchina, ma non esclude un altro tipo di coinvolgimento:

«Anni fa proposi all’Udinese di affiancare un tecnico giovane. È un ruolo nuovo, ma credo di avere ancora qualcosa da dare».