Giornale di Sicilia: “La strage di Monreale. L’arma si inceppa e un giovane si salva”

«Non c’entro niente con i tre morti». È la prima frase pronunciata da Samuel Acquisto, diciannovenne dello Zen, nel corso dell’interrogatorio davanti al pubblico ministero. È accusato di concorso in strage per aver partecipato all’agguato che lo scorso 27 aprile ha provocato la morte di Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli, a Monreale. Eppure, nonostante la gravità delle accuse, Acquisto prova a minimizzare: «Portavo solo la moto», afferma. Poi aggiunge: «Mi sono venuto a costituire perché mi sento in colpa».

Secondo quanto riportato dal Giornale di Sicilia, il giovane alterna mezze ammissioni a contraddizioni evidenti: non ricorda il numero di telefono, sostiene di non sapere chi fosse il passeggero dietro di lui e, quando gli viene chiesto da dove provenga lo scooter utilizzato, si limita a dire: «Me l’ha prestato un amico», rifiutandosi però di fornire un nome.

Un branco in cerca di guai

Le indagini coordinate dalla Procura ricostruiscono uno scenario di violenza pianificata. Secondo il racconto dei testimoni, come riferito dal Giornale di Sicilia, almeno dieci ragazzi provenienti da Palermo sono arrivati a Monreale a bordo di cinque moto. Uno di loro ha quasi investito alcuni presenti nei pressi del bar 365. È stato Turdo a rimproverarlo, scatenando una rissa. Da lì l’escalation. Una voce grida: «Pigghia u ferru», cioè «prendi la pistola». Ed è Salvatore Calvaruso, anch’egli arrestato, a fare fuoco.

Acquisto, sempre secondo la ricostruzione dei magistrati, non sarebbe stato un semplice trasportatore. È accusato di aver istigato Calvaruso con frasi come «aggrizzaci i supra, sparaci in capu». La dinamica è drammatica: i motociclisti tornano più volte sul posto, in un’escalation di violenza. La seconda incursione è la più feroce. I colpi vengono esplosi a bruciapelo, tavolini rovesciati, urla, feriti a terra. La folla in fuga.

Le armi e l’agguato

Le testimonianze parlano chiaro. I responsabili avrebbero utilizzato una Colt 1911 e una Beretta cromata. Un testimone riferisce di aver visto uno dei ragazzi impugnare la pistola a pochi metri da lui. Ha cercato di difendersi lanciando un tavolino, ma in quell’istante è stato Turdo ad essere colpito mortalmente. Turdo, tra l’altro, avrebbe riconosciuto in uno dei presenti l’autore del furto del motorino della sorella, elemento che potrebbe aver originato la lite.

Le prove raccolte dai carabinieri sono molteplici: tabulati telefonici, immagini delle telecamere di sorveglianza, versioni smentite dai fatti. Le moto erano dotate di targhe alterate. Nella BMW guidata da Acquisto un “6” era stato trasformato in “8”; stesso trucco usato da Calvaruso.

Un’indagine che coinvolge anche lo Stato

A margine della tragedia, l’avvocato Giada Caputo, legale di Nicolò Cangemi, uno dei feriti, ha annunciato l’intenzione di citare in giudizio lo Stato e il Ministero dell’Interno per «mancato controllo e assenza di prevenzione». Una mossa che punta a evidenziare le falle nel sistema di sicurezza e la necessità di una vigilanza più efficace nei centri urbani.

La strage di Monreale, iniziata forse per un motorino rubato, si è trasformata in un massacro che ha lasciato una città sotto shock. Le indagini proseguono, ma il quadro che emerge – come documentato in dettaglio dal Giornale di Sicilia – è quello di una violenza brutale e lucida, non frutto del caso ma di una determinazione spietata.