Escl. Sensini: «Pensavo che Inzaghi restasse a Pisa. Conceição? Il Milan ha sbagliato»

“La carriera da allenatore di Filippo è iniziata subito dall’alto, considerata la sua esperienza al Milan. Poi sono arrivati risultati importanti in Serie B, con promozioni ottenute e altre sfiorate. Si vede che lui si trova bene a misurarsi con queste situazioni, anche se ritengo la massima serie la sua categoria, considerato il suo nome e quanto fatto da lui nel calcio. Pensavo restasse a Pisa dopo il grande traguardo raggiunto. Il Palermo con il City Group deve avergli presentato un progetto importante per averlo convinto a lasciare la Serie A appena conquistata”. Queste le riflessioni ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com di Néstor Sensini, ex calciatore argentino e compagno di squadra al Parma di Filippo Inzaghi, vicino a sedersi sulla panchina del Palermo in vista della prossima stagione.
Da un Inzaghi all’altro. Simone, suo compagno alla Lazio, ha lasciato l’Inter. È d’accordo con chi lo individua come il principale responsabile della debacle nella finale di Champions?
«La sconfitta dell’Inter nella finale di Champions non credo sia responsabilità di Inzaghi. Capisco il rammarico per non aver centrato alcun obiettivo, ma non è stato l’allenatore il problema dei nerazzurri quest’anno. Se sono arrivati a giocarsi due finali negli ultimi tre anni, qualcosa di buono ci deve essere stato. Certo, la finale mi ha sorpreso, soprattutto per l’incapacità dell’Inter di entrare in partita contro un avversario che di contro non ha sbagliato nulla. A mio avviso, se Inzaghi dovesse andare in Arabia in questo momento della sua carriera, sarebbe un peccato, soprattutto per quello che potrebbe ancora dare nei campionati più importanti. Chiaro che la scelta è personale, ma per come la vedo io, opterei per un campionato del genere nella parte finale della mia carriera».
Conceição non è stato confermato al Milan. Un cambiamento giusto o secondo lei avrebbe meritato una seconda chance?
«Io credo che avrebbe meritato più tempo, soprattutto se si considera che ha preso il Milan in corsa, senza averlo costruito lui e con le sue difficoltà. La finale di Coppa Italia era un obiettivo importante, è chiaro, ma il tempo a sua disposizione è stato veramente poco. La mancata riconferma è stata a mio avviso una scelta sbagliata».
Si sta per chiudere l’era Pozzo a Udine. Quanto perde il mondo friulano senza questa famiglia?
«La famiglia Pozzo mancherà molto al mondo Udinese. Ho sentito il patron Giampaolo comunicandogli che ad agosto tornerò in Italia e non posso che ringraziarlo per avermi portato nel calcio italiano. Loro sono riusciti a far dell’Udinese una realtà solida della massima serie italiana, disputando anche stagioni importanti e ricche di soddisfazioni. Mi lega alla famiglia Pozzo un legame importante e mi dispiace che abbiano scelto di chiudere il loro ciclo a Udine».
Da argentino, cosa pensa di Ancelotti selezionatore del Brasile?
«È difficile che in Argentina o in Brasile si accetti un allenatore straniero per la Nazionale. Ancelotti però ha messo tutti d’accordo, soprattutto per la sua storia da vincente. Il Brasile negli ultimi anni non è riuscito a essere squadra, ma con Ancelotti penso che possa risolvere questo problema. Lui ha la capacità di tirar fuori da ogni calciatore il meglio di sé. Da argentino, la presenza di Ancelotti alla guida del Brasile mi preoccupa».
Vorrebbe tornare in Italia da allenatore?
«Assolutamente, mi piacerebbe potermi misurare con il campionato italiano. Al di là dei pochi mesi all’Udinese quando ero fresco di ritiro, poi non c’è stata la possibilità di farlo. Sono stato avvicinato da alcuni procuratori qualche anno fa in due occasioni, una legata all’Ancona e l’altra alla Sampdoria. L’essermi allontanato e aver fatto ritorno in Argentina forse ha inciso, ma sono pronto a mettermi in gioco. Mi piacerebbe tornare in un Paese che amo e che mi ha regalato tanto nella mia carriera da calciatore».