Abodi su Monreale e Lecce: «Servono opportunità per i giovani e più sensibilità dal calcio»

I fatti di Monreale hanno sconvolto non solo la comunità locale, ma tutta l’opinione pubblica italiana. Tre giovani uccisi, altri due feriti: un bilancio drammatico che pone ancora una volta al centro il tema del disagio sociale giovanile, una piaga tuttora irrisolta. Proprio su questo aspetto si è concentrato il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, oggi a Palermo per inaugurare l’Hub Rete, un innovaton hub rivolto alle nuove generazioni.

«Credo che il tema sia offrire opportunità» ha dichiarato Abodi, sottolineando l’importanza di intervenire direttamente nei contesti territoriali. «Occupare in modo sano gli spazi nei territori e nelle coscienze delle persone. Quando la gente si sente abbandonata, lo spazio lo prende il lato bestiale dell’essere umano. Negare la vita a tre persone per ragioni ingiustificabili vuol dire che si è spenta la coscienza umana. È l’espressione di un disagio diffuso in tutta Italia. Dobbiamo fare di più, creando degli spazi per la cittadinanza. L’importante è non guardare questi fenomeni da lontano, con osservazioni fredde o distanti. Bisogna immergersi in queste realtà».

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Parole condivise anche dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, presente all’inaugurazione. «Non c’è una prospettiva reale di sviluppo o cambiamento senza conoscenza, senza ricerca ed innovazione» ha affermato. «I nostri giovani soffrono di un disagio che si esprime, a volte, in forme drammatiche e tragiche. Tre giovani sono stati uccisi a Monreale. Ci sono delle famiglie che piangono un delitto assurdo. Questo non avviene solo a Palermo. Basti pensare al caso di quel ragazzo ucciso in Emilia Romagna per il semplice fatto di essere stato urtato da chi non avrebbe dovuto. Si tratta di un disagio che va corretto. La scuola, la formazione e l’impegno verso le giovani generazioni è fondamentale».

Sempre a margine dell’evento, Abodi è intervenuto anche sul dibattito sorto intorno alla partita Atalanta-Lecce, in riferimento al minuto di silenzio e alla sensibilità mostrata dal mondo del calcio. «Il commento non l’ho espresso direttamente ma mi sono impegnato nel silenzio della comunicazione sperando anche nell’efficacia dell’azione, perché certe cose dovrebbero essere comprese semplicemente richiamando alcuni principi, alcuni valori di fronte ai quali il calcio dovrebbe sapersi inchinare» ha spiegato. «Io credo che il calcio debba sapere interpretare i sentimenti al di là delle difficoltà oggettive del calendario».