Palermo, ora basta champagne: Inzaghi e concretezza per l’unico obiettivo possibile

Quella che sta per cominciare potrebbe essere la settimana decisiva per porre le fondamenta del nuovo Palermo, quello che – stavolta per davvero – non potrà più nascondersi: l’obiettivo è la promozione diretta. Nessun piano B, nessuna narrativa alternativa. E proprio per questo motivo, appare del tutto coerente la scelta di affidarsi a Pippo Inzaghi, un allenatore che rappresenta il manifesto della concretezza, a discapito – quando serve – del bel gioco.

D’altronde, dopo tre stagioni amare, la città non ha più voglia di illusioni: il bel calcio interessa poco, ciò che conta è solo tornare in Serie A. E la storia recente del campionato di Serie B lo conferma: si sale con squadre straripanti (come il Sassuolo di quest’anno) oppure con tecnici esperti, pragmatici, capaci di valorizzare ogni risorsa.

Insegne d’Europa, lezione da Parigi

Il discorso, come osserva Luigi Butera sul Giornale di Sicilia, può allargarsi anche oltre confine, fino a toccare la parabola del Paris Saint-Germain. Per anni, il club francese ha investito fortune puntando su stelle come Messi, Neymar, Mbappé, ottenendo soltanto titoli nazionali. La svolta è arrivata con Luis Enrique, che ha saputo trasformare un gruppo di fuoriclasse in una squadra vera, dove anche chi guadagna cifre monstre rincorre l’avversario fino alla propria area, anche sul 4-0.

Non più solo talenti, ma giocatori completi e generosi: da Doué a Pacho, i volti di un PSG che finalmente ha alzato la Champions. Non è il talento individuale a fare la differenza, ma il collettivo. La fame. Lo spirito di sacrificio.

Palermo, il modello è chiaro

Se Inzaghi, come tutto lascia intendere, sarà davvero il condottiero del nuovo Palermo, è da questa mentalità che si dovrà partire. Il mercato servirà a colmare i vuoti di una rosa ancora incompleta, ma sarà compito dell’allenatore trasformare un gruppo in squadra, scrollarsi di dosso la rassegnazione e l’anonimato degli ultimi anni.

Il Palermo ha bisogno di tornare vivo, affamato, combattente, in ogni zona del campo. Il bel gioco sarà un piacevole extra, se arriverà. Ma la priorità è costruire una squadra che lotta, corre, soffre e vince.

Perché la Serie A non può più attendere. E questa volta, davvero, non si può sbagliare.