
«La stanchezza si combatte col cuore e con i tifosi che ti trascinano». Giorgio Corona, indimenticato bomber della Juve Stabia e padre di Giacomo Corona (attaccante del Palermo in prestito al Pontedera), ha parlato a cuore aperto durante la trasmissione Il Pungiglione Stabiese, in onda ogni lunedì sui canali social di Vivicentro.it.
L’“anima” nel calcio e il fattore tifosi
Corona ha sottolineato quanto, in piazze calde come Castellammare, il sostegno della gente faccia la differenza:
«In queste piazze c’è bisogno di anima, di cattiveria agonistica. E questa te la dà la gente».
Ha poi ricordato la recente sfida contro il Palermo:
«Il Palermo è uno squadrone, ma al Menti ha fatto pochissimo. Venire a giocare a Castellammare è difficilissimo, la Juve Stabia è stata più pericolosa. Il pubblico ti dà qualcosa in più che poi risulta fondamentale».
Il Palermo e il legame con la tifoseria
Parlando della stagione complicata vissuta dai rosanero, l’ex attaccante ha evidenziato una distanza preoccupante tra pubblico e società:
«Il calciatore vuole sempre i suoi tifosi vicini. A Palermo, purtroppo, non c’è quel feeling necessario. Questo ha inciso sul rendimento stagionale. Serve unità: la piazza deve lottare per le prime posizioni, come fa lo Stabia».
Sui playoff e il sogno finale
Corona ha espresso il suo entusiasmo per il cammino della Juve Stabia, sottolineando l’energia che si respira in città:
«Ho visto i tifosi e mi sono venuti i brividi. La Juve Stabia ha messo in campo tenacia e cuore».
Riguardo alle favorite per la promozione, ha indicato Spezia e Cremonese, ma ha rilanciato:
«Il Catanzaro e la Juve Stabia sono squadre scomode da affrontare. Io spero che si affrontino in finale. Sarebbe bellissimo».
I ricordi in gialloblù e l’importanza del gruppo
Corona ha ricordato con emozione la promozione in B vissuta con la Juve Stabia:
«Quando vincemmo, lo facemmo come gruppo. Al Flaminio provai gioia, pazzia, felicità. Pensai a tutto quello che avevamo fatto durante l’anno. Emozioni bellissime».
Ha poi rimarcato l’importanza dell’unità nello spogliatoio:
«Ci deve essere coesione tra allenatore e giocatori. Quella è la vera forza di una squadra».
Tra i compagni, ha citato due nomi in particolare:
«Tarantino è un vero conoscitore di calcio. E Mezavilla è come un fratello per me: altruista, disponibile, una persona perbene».
Il futuro di Giacomo e un augurio speciale
Infine, uno sguardo personale e familiare:
«Mio figlio Giacomo deve ancora crescere, ma ha trovato un bell’ambiente a Pontedera. Ha segnato 11 gol in Serie C. Ora aspettiamo il Palermo e vediamo cosa accadrà dopo una stagione deludente».