Gazzetta dello Sport: “Favola Mantova. L’ex rosa Possanzini adesso insegna calcio come il suo maestro De Zerbi”

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla favola del Mantova e sull’ex Possanzini.

Si possono chiamare coincidenze oppure segni del destino. Quel 5-0 che sta facendo parlare la Serie C e non solo, quella manita al Padova secondo in classifica e che fino a lunedì era imbattuto, trova nel cielo del Mantova un opposto speculare: l’8 gennaio 2023, esattamente un anno prima, i biancorossi persero a Novara 5-0. Quella di allora fu l’ennesima delusione per una piazza svuotata nell’entusiasmo, stanca di tanti giocatori che arrivavano solo per prendersi uno stipendio pesante e destinata a un’amara retrocessione tra i dilettanti; quella di lunedì è stata l’epifania di una squadra unica che domina il girone A — 50 punti dopo 20 gare; il Catanzaro l’anno scorso ne aveva 54 — e che sta facendo sognare.

La rivoluzione Se arriverà o no la promozione in B che in città manca da 14 anni lo diranno i prossimi mesi, ma quel che sta succedendo a Mantova va comunque raccontato, perché nulla accade per caso. L’estate scorsa, quando il club ancora non sapeva se sarebbe stato riammesso tra i professionisti — avrebbe poi preso il posto del Pordenone — il presidente Filippo Piccoli spiegò che la “tragedia” della retrocessione sarebbe stata una formidabile occasione per buttare giù tutto e ricostruire. Mentre acquisiva da Maurizio Setti le quote del club che già presiedeva dall’ottobre 2022, Piccoli, veronese e fondatore di Sinergy (sponsor dell’Hellas) lo ridisegnava.

Come d.s. arrivava Christian Botturi, reduce da una grande annata alla Pro Sesto; per la panchina sceglieva Davide Possanzini, bomber simbolo di Reggina, Samp e Brescia prima di fare il vice di Roberto De Zerbi, da Foggia (2016) allo Shakhtar (2022); in campo poi rivoluzionava la rosa, con tre soli reduci (le punte Monachello e Mensah, il laterale sinistro Panizzi) e 24 nuovi arrivi, tutti con un tratto distintivo: la garra . L’obiettivo era costruire un ciclo partendo da budget importante — monte stipendi di circa 2,8 milioni — giocatori di proprietà e minutaggio con i giovani per i contributi della Lega Pro. Di promozione allora non si parlava e non si parla ancora, almeno ufficialmente. Certo, i 7 punti sul Padova e gli 8 sulla Triestina — corazzate con budget superiori, come il Vicenza — costringeranno a squarciare il velo.