Escl. Faggiano: «Augello e Inzaghi due top. Presi un “vaffa”da Zamparini per…»

«Augello? Ancor prima di essere un grande professionista, Tommaso è una persona perbene. È un atleta completo a livello fisico e mentale e a Palermo può solo fare bene. È un giocatore duttile, dotato di corsa e tecnica, e può giocare sia da esterno basso che da quinto di centrocampo. Il suo arrivo sarebbe un’operazione di mercato importante per il Palermo».
Queste le considerazioni, ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com, di Daniele Faggiano in merito al possibile futuro in rosanero di Tommaso Augello, vecchia conoscenza del dirigente ai tempi della Sampdoria.
Il Palermo riparte da Inzaghi. Si aspettava questa scelta?
«Non me l’aspettavo, ma è senza dubbio la più importante operazione fatta dal Palermo e dal direttore Osti. Ho incontrato Pippo in vacanza dieci giorni fa e mi aveva già trasmesso la sua carica e felicità per questa nuova avventura. Immagino che il tutto si sia ulteriormente rafforzato dopo la grande accoglienza di ieri da parte del popolo rosanero».
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Per il ruolo di estremo difensore il Palermo ragiona sui possibili ritorni di Audero e Fulignati. Possono essere scelte azzeccate o sarebbe il caso di puntare nuovamente su Desplanches?
«Il valore di Desplanches non si discute, ma giocare a Palermo non è facile. Il ragazzo ha pagato qualche giornata storta, ma penso che anche lui sia consapevole di questo. Io poi ho una venerazione per Fulignati. Quando ero al Palermo con De Zerbi, in una riunione presi il primo “vaffa” di Zamparini perché proposi di farlo giocare facendo riposare Posavec. Del Presidente conservo comunque un ottimo ricordo. Se ha commesso degli sbagli, lo ha fatto sempre con il tentativo di fare il bene del Palermo. Secondo me, qualcuno a lui vicino lo ha portato a sbagliare per fare i propri interessi. Per quanto riguarda Audero, ha fatto bene quando è arrivato a Palermo, offrendo sostanza e tranquillità al reparto difensivo».
Le piacerebbe tornare a fare squadra con Osti come ai tempi della Samp?
«Magari. Il direttore Osti sa il fatto suo ed è ben accompagnato da Gardini e Bigon. Mi dispiace quando vedo delle contestazioni nei loro confronti, ma purtroppo siamo tutti giudicati in base ai risultati. Di certo posso dire al popolo rosanero di non farseli scappare perché sono i rappresentanti di una società seria e importante».
La finale persa contro il Pescara nei play-off con il Trapani rappresenta l’amarezza più grande della sua carriera?
«No, perché a livello personale mi ha fortificato, ma resta il dispiacere per il popolo granata. Io mi sento uno di loro sempre e siamo legati da un amore reciproco, anche se magari qualcuno mi odierà. Non mi reputo un mercenario e mi dà fastidio se mi giudicano come tale. Sono consapevole del fatto che qualcuno a Trapani sia rimasto male quando sono andato a Palermo, anche se poi con il tempo forse la mia scelta è stata compresa. Mi è dispiaciuto, nell’occasione della finale con il Pescara, non avergli regalato quella grandissima gioia».
Il colpo del quale va più fiero, quello che avrebbe voluto fare e l’operazione nella quale riconosce di aver sbagliato?
«Errori ne ho fatti tanti. Il colpo della mia carriera è stato agli inizi con Caputo, ma anche con altri giocatori tirati fuori dai campionati interregionali e portati in Serie A. Tra quelli scovati nelle serie minori c’è anche Brunori, preso dalla Serie D e portato con me. Mi è dispiaciuto non aver finalizzato l’arrivo a Parma di Caputo dall’Entella, considerato che avevo i documenti in mano e praticamente la firma del giocatore, salvo poi subire il dietrofront del Presidente dell’Entella».
La squalifica per omessa denuncia quando era al Siena. Tornasse indietro cambierebbe qualcosa?
«Su centodue indagati, novantanove sono andati a processo e tre no. Nonostante io sia stato tra questi tre, ho subito la perquisizione e me la sono portata dietro per dieci anni della mia vita. Una cosa che non auguro neanche al mio peggior nemico. Ho subito quella perquisizione senza che venisse portato via nulla di mio e con la notizia uscita su tutti i giornali, salvo poi riscontrare il silenzio più assoluto quando c’era da sottolineare il fatto che non rientrassi tra quelli finiti a processo. Come ogni esperienza, anche questa mi ha insegnato tanto».