Criscitiello: «La Sampdoria non può fallire: Gravina garante di un sistema che non ammette Serie C»

Benvenuti in Italia. Dove il calcio, tra colpi di scena, retroscena e verdetti a tavolino, regala un fine settimana che sembra uscito da un VHS degli anni ’90. E no, non è una critica alla qualità dell’immagine, ma alla trama impazzita di una stagione che ha riscritto le regole dello spettacolo – per il meglio e per il peggio.
Inter: il tricolore più incredibilmente perso della stagione

Sembrava fatta. Bastava poco. Un guizzo, una vittoria in casa contro una Lazio in calo e lo scudetto sarebbe tornato nella Milano nerazzurra. Invece, la squadra di Simone Inzaghi ha deciso di rigiocare il finale drammatico già visto contro il Milan: due pareggi con Genoa e Parma, una sconfitta beffarda con la Lazio, e il tricolore finisce – forse – altrove.

Come ha detto Michele Criscitiello nel suo editoriale su Sportitalia:

«Il Napoli riconsegna lo scudetto all’Inter, ma Inzaghi questo tricolore proprio non lo vuole. Antonio a Simone: “Tieni è tuo”. Simone ad Antonio: “Ma non scherzare, prendilo tu che tanto io mi prendo la Coppa”. Forse.»

Due gol incassati nei minuti finali, da Orsolini al 95’ e Pedro al 90’, hanno segnato il destino. Non è solo un’occasione persa, ma un intero campionato lasciato sul filo dell’assurdo. L’Inter ha fatto paura, certo, ma ha raccolto meno di quanto seminato. Il paradosso è tutto lì.
Napoli pronto a festeggiare Conte

A godere di questo scenario, tra sorpresa e costanza, c’è Antonio Conte. Il tecnico si prepara a festeggiare uno scudetto arrivato con il fiatone ma non senza meriti.

«Vincerà per la sua costanza seppur sappia lui stesso di non avere la squadra più forte», ha osservato Criscitiello.
Basterà battere un Cagliari già salvo per scatenare la festa. La quarta volta per un tricolore che Napoli attende con ansia e passione.

Il caso Milan Futuro: retrocessione storica e 12 milioni bruciati

Se il weekend ha decretato un potenziale vincitore, ha anche consegnato un verdetto drammatico: il fallimento del Milan Futuro. La seconda squadra rossonera, creata per valorizzare i giovani, non solo non è salita in B, ma è retroceduta in Serie D.

«Mai nessuno è retrocesso dalla C alla D spendendo 12 milioni», ha tuonato Criscitiello, che ha bollato l’esperimento come “un grande traguardo” – ma in senso ironico – per Zlatan Ibrahimović e soci.

Il problema è che il sistema non è pronto: in Serie D non esistono regole precise per le seconde squadre. Quale sarà adesso lo status dei calciatori? Quali vincoli di mercato? Si prospetta un’estate di ricorsi e possibili colpi di scena, perché in Italia, si sa,

«i campionati si decidono spesso a tavolino».

Sampdoria e Brescia: quando il campo non basta più

Poi c’è il dramma Sampdoria, con una montagna di debiti e l’ombra di una mancata iscrizione alla Serie C. Ma qui entra in scena la politica del calcio:

«La Federazione non può permettersi la Sampdoria in Serie C», scrive Criscitiello, indicando in Gravina il vero garante del club blucerchiato. E allora? Ripescaggi, deroghe, acrobazie normative?
Nel frattempo, il Brescia, che pensava di essere salvo, ora insegue la giustizia sportiva tra un TAR e un Collegio di Garanzia. Tutto a porte chiuse, tutto “a pallone fermo”, come denuncia Criscitiello.

Conclusione: Italia, il quarto mondo del calcio

Quello che emerge è un sistema che zoppica tra regolamenti scritti male, giustizia sportiva lenta e decisioni opache.

«Non siamo in Italia, siamo nel terzo Mondo. E quando parlano di Paesi sottosviluppati come Terzo Mondo… sappiate che, allora, noi siamo il quarto», conclude con amarezza il direttore di Sportitalia.

E forse, proprio per questo, ci siamo divertiti. Come negli anni ’90. Quando almeno sapevamo di vivere dentro una fiction, non in un reality surreale chiamato calcio italiano.