Il Palermo si ritrova in una stagione nata per competere ai massimi livelli ma che, ad oggi, lo vede lontano dalla zona playoff, costringendolo a non distrarsi ulteriormente. Come evidenzia Paolo Vannini sul Corriere dello Sport, le basi del progetto si sono rivelate fragili, a partire dalla scelta di confermare gran parte della squadra che lo scorso anno si era classificata sesta, nonostante un pessimo girone di ritorno. A questa rosa è stato affidato un nuovo allenatore, Alessio Dionisi, considerato un “giochista”, ma con un passato vincente in Serie B con l’Empoli e tre anni di A alle spalle. Tuttavia, il tecnico sembra aver sopravvalutato il valore della squadra senza coglierne i limiti strutturali, soprattutto dal punto di vista della personalità.

Le operazioni di mercato, pensate per dare maggiore sostanza al gruppo, non hanno portato i frutti sperati. Alcuni giocatori sono stati frenati dalla sfortuna, come gli infortuni di Gomis e Blin, mentre altri, come Nikolaou ed Henry, non hanno reso secondo le aspettative. Un altro nodo evidenziato dal Corriere dello Sport riguarda la direzione sportiva: Morgan De Sanctis è apparso fin da subito poco in linea con la filosofia del City Football Group. Avrebbe voluto rivoluzionare la rosa, ma la difficoltà nel cedere giocatori con contratti pesanti ha portato alla decisione di provare a rilanciarli. Dionisi ha scelto di sposare questa sfida, insistendo inizialmente sul 4-3-3 per poi virare su altre soluzioni tattiche, ma senza trovare mai una vera identità di gioco.

A pesare, inoltre, il caso Brunori, mal gestito e fonte di tensioni per mesi, e la volontà del City Group di non disperdere gli investimenti sui giovani. Si è provato a dare spazio a Desplanches, Lund, Vasic e Diakitè, ma nessuno di loro ha offerto il contributo necessario per rendere il Palermo realmente competitivo in un campionato tanto esigente.