Caracciolo si racconta: «Palermo? Soffrivo l’ansia. Andavo spesso in bagno»

Caracciolo si racconta: «A Brescia mi sentivo Superman, altrove faticavo. Il mio addio? Avrei voluto fosse come quello di Totti»

«A Palermo, dove arrivai nel 2005 per sostituire Toni, all’inizio giocavo bene ma prendevo solo pali e traverse. Fui criticato. Nel 2006 mi voleva la Roma, feci di tutto per andar via, ma Guidolin mi convinse a restare. Fu un errore». Andrea Caracciolo, l’“Airone” del calcio italiano, ripercorre le tappe della sua carriera in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, soffermandosi su uno dei passaggi più delicati: «Vivevo male l’avvicinamento alla partita. Avevo un po’ di ansia. Mi vergogno a dirlo, ma andavo spesso in bagno. A Brescia mi sentivo sicuro di me, nelle altre piazze no».

Poi il ricordo più intenso: «Ero in campo il giorno dell’addio al calcio di Roberto Baggio. Guardavi le sue ginocchia e ti chiedevi come facesse a giocare. Soffriva, diamine se soffriva, ma è stato il più forte di tutti. E Mazzone stravedeva per lui».

Brescia, dove ha segnato 179 gol e collezionato 418 presenze, è sempre stata casa. «Non mi chieda come mai, ma da ragazzino giravo con ‘Forza Brescia’ scritto sullo zaino. Era un segno. Io, milanese, tifavo Milan, ma sentivo che lì mi sarei compiuto. Anche in C, quando non segnavo, mettevo una maglietta del Brescia sotto i pantaloncini. Mi bastava averla con me».

E sui rimpianti: «Tutte le volte in cui sono andato via da Brescia. Avrei voluto un addio come quello di Totti a Roma, ma Cellino non me l’ha permesso. Un giorno tornerò a Brescia. Non so in che veste, ma tornerò».