Vazquez: «A 36 anni voglio godermi la Serie A. Modric è pazzo di calcio, Dybala fa ancora la differenza»

Dieci anni dopo la sua ultima apparizione in Serie A con il Palermo, Franco Vazquez si prepara a tornare nella massima serie con la maglia della Cremonese. A 36 anni, il “Mudo” ha deciso di rinnovare per un’altra stagione con i grigiorossi, chiudendo idealmente un cerchio: «Abbiamo lottato duramente per tornare in A, ora voglio solo godermela», ha dichiarato a Vincenzo Di Schiavi in un’intervista per La Gazzetta dello Sport.

Un calcio che è cambiato molto rispetto ai suoi esordi: «È meno tecnico rispetto a dieci anni fa, ma il ritmo si è alzato tantissimo», racconta Vazquez. Nonostante l’età, il fantasista argentino naturalizzato italiano è ancora motivato: «L’età è solo un numero. Se uno ha voglia e costanza, l’esperienza diventa un valore aggiunto».

Vazquez ha spiegato la sua scelta di restare a Cremona: «Qui sto benissimo, così come la mia famiglia. Tra poco nascerà il mio secondo figlio proprio qui: resterà un legame indelebile». E ora c’è un nuovo condottiero: Davide Nicola. «Mi ha fatto un’ottima impressione – rivela – trasmette energia, ha grande attenzione al dialogo. Le sue parole chiave sono “gruppo” e “lavoro”».

A Di Schiavi per la Gazzetta, il trequartista ex Siviglia ha indicato in Dybala il talento più puro della Serie A: «È il più tecnico e fantasioso. Se sta bene, fa ancora la differenza». Ma è su Luka Modric, prossimo avversario, che si accende lo sguardo: «Ci ho giocato contro per cinque anni in Spagna. È unico, a 40 anni ha ancora negli occhi l’amore per il calcio. Sarà uno spettacolo vederlo in Serie A».

Un capitolo a parte riguarda i ricordi e le radici. L’amore per il Belgrano, dove tutto è iniziato e dove sogna di chiudere la carriera: «Nel 2011 condannammo il River Plate alla retrocessione. A Córdoba sembrava avessimo vinto il Mondiale». E poi l’approdo in Italia, nel 2012: «A Palermo incontrai Enzo Maresca, ora al Chelsea. Era un predestinato, conosceva ogni calciatore e prendeva appunti su tutto».

Quanto alle sue due esperienze in Nazionale, non ha rimpianti: «Vestire le maglie di Argentina e Italia è stato un onore. Conte mi volle in azzurro, poi non decollò, ma gli sarò sempre riconoscente».

Infine, un sorriso quando si parla del Milan, sua squadra del cuore: «Sì, ero milanista da piccolo, per via di Kakà. Ho ancora la sua maglia autografata, me la fece avere Silvestre quando era al Milan». E indovinate dove giocherà la prima di campionato? «A San Siro contro il Milan. È anche per questo che sono rimasto»