AVELLINO – Le parole di Roberto Insigne, raccolte da Leondino Pescatore per il Corriere dello Sport, raccontano la maturità di un calciatore che si è finalmente liberato di un’etichetta scomoda. «Ho convissuto per anni con questa etichetta. Lorenzo è stato uno stimolo da bambino, un peso quando qualcuno mi paragona a lui. Negli anni mi sono liberato di quel riferimento: fratello di Lorenzo Insigne sono orgoglioso di esserlo, ma solo all’anagrafe. Nel calcio abbiamo fatto percorsi diversi».
Come sottolinea Leondino Pescatore sul Corriere dello Sport, Roberto Insigne è tornato all’Avellino dieci anni dopo l’esperienza da giovanissimo, quando il Napoli lo mandò in prestito con Tutino sotto la guida di Tesser. Oggi, con Biancolino in panchina, la storia sembra ricominciare, ma con un protagonista diverso: più maturo, consapevole e finalmente sereno.
Il suo primo gol di questa nuova vita in biancoverde è arrivato contro la Reggiana: un rigore guadagnato dopo un lungo check al VAR e concesso all’attaccante su richiesta diretta dell’allenatore. «Lo tiri tu, Roberto», gli ha detto Biancolino per fargli ritrovare fiducia. Sinistro incrociato, rete e liberazione. Poi un assist d’autore per Biasci e un 4-3 che ha infiammato il Partenio. «Lasciatemi andare, devo correre a vedere il Napoli contro il Como», ha scherzato a fine gara.
Nel pezzo di Leondino Pescatore pubblicato dal Corriere dello Sport emerge anche l’ironia di chi, dopo aver abbattuto un pregiudizio, riesce a viverlo con leggerezza. «Qualcuno mi ha detto: chiama anche tuo fratello a giocare nell’Avellino», ha raccontato Roberto con un sorriso. «Da gennaio tornerà a giocare, non posso aggiungere altro. Nell’Avellino un solo Insigne basta».
Il Corriere dello Sport, attraverso la penna di Leondino Pescatore, ricorda come il calcio sia il vero marchio di fabbrica della famiglia Insigne: quattro fratelli – Antonio, Lorenzo, Roberto e Marco – tutti calciatori, cresciuti con la stessa passione e lo stesso legame. Ma oggi Roberto sceglie di raccontare anche un’altra parte di sé: quella più intima, fatta di casa e serenità. «Quando torno e trovo Patrizia ed Eva, le mie figlie, insieme a mia moglie Elisabetta, è il momento in cui ricarico davvero le batterie. La più grande spesso mi accoglie con un pallone, ma preferisco insegnarle ad andare in bici senza rotelle».
