Gazzetta dello Sport: “Serie A a 18 squadre, i club divisi. Le big spingono per il cambiamento”

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul campionato di serie e sui club che spingono per il cambiamento.

Per il momento è stato un assaggio, ma sufficiente per capire che le posizioni all’interno della Serie A sulla riforma del campionato sono molto distanti. Da una parte ci sono le grandi che sono favorevoli a ridurre a diciotto il numero delle formazioni, dall’altra le medio-piccole, che sono prevalenti, decise a mantenere l’attuale format a venti. All’apparenza si tratta di due punti di vista inconciliabili e sembra complicato ipotizzare che a breve venga raggiunta una maggioranza qualificata (14 voti) per esprimere la posizione della Lega Serie A. Anche perché è necessario convocare un’assemblea e mettere l’argomento all’ordine del giorno. Ieri non c’era e per questo la chiacchierata è stata, diciamo così, informale.

Riforma Le lancette dell’orologio però corrono e i giorni passano. Il numero uno della Federcalcio, Gabriele Gravina, ha chiarito che è necessario riformare il calcio italiano e nell’ultimo Consiglio federale ha dato un’accelerata, mettendo per iscritto le tappe e fissando una data precisa, quella dell’assemblea straordinaria dell’11 marzo. Lì, senza un accordo tra le componenti, sarà tolto l’obbligo d’intesa, che permette alle singole componenti di bloccare la riforma. A quel punto, in teoria, la strada sarà più sgombra. Nel frattempo i tavoli tecnici sono al lavoro per individuare una soluzione condivisa e la Serie A, essendo… la locomotiva del sistema, deve inevitabilmente recitare un ruolo chiave. Perché incassa la stragrande maggioranza dei soldi e, nell’ottica di una riforma, li dovrà ridistribuire in maniera diversa. Al suo interno e alle altre componenti, aumentando la mutualità. Discorso complesso e delicato. Ecco perché tutto non può essere ridotto solo al numero dei club professionisti in Italia (100).

È evidente che le grandi della Serie A puntino al taglio da 20 a 18 delle formazioni al via. Perché dalla prossima stagione ci sarà anche la riforma delle coppe europee, con l’aumento delle gare nella fase a gironi della Champions League, perché è nato il Mondiale per club a 32 partecipanti (dall’estate 2025) e perché il calendario non ha più finestre libere complici gli impegni delle nazionali (soprattutto dopo la nascita della Nations League). La Ligue 1 e la Bundesliga del resto, sottolineano le grandi, sono già a diciotto squadre. Le medio piccole, che inevitabilmente avrebbero due posti in meno (perché è difficile ipotizzare la retrocessione delle big…), sono contrarie, ribadiscono che la Premier League e la Liga (cioè i campionati più importanti) sono a 20 e tagliare le partecipanti alla A farebbe perdere di valore al prodotto in fase di vendita dei diritti tv. Soprattutto di quelli domestici