Pirateria tv, Dazn passa al contrattacco. L’avvocato: «I broadcaster parte offesa. Giusto vogliano risarcimenti»

Diletta Leotta

Diletta Leotta - fonte lapresse - ilovepalermocalcio

La “pacchia” è quasi finita. Come racconta Mario Canfora sulla Gazzetta dello Sport, la lotta alla pirateria televisiva entra nella fase più dura. Dopo le maxi-operazioni della Guardia di Finanza che hanno portato all’identificazione di oltre duemila utenti italiani utilizzatori di servizi IPTV illegali — il cosiddetto “pezzotto” —, la piattaforma Dazn ha deciso di passare al contrattacco inviando le prime raccomandate con richiesta di indennizzo da 500 euro.

Si tratta di una nuova fase della battaglia alla diffusione di contenuti pirata, un fenomeno che — secondo i dati citati dalla Gazzetta dello Sport — sottrae ogni anno al sistema economico oltre due miliardi di euro, 12.000 posti di lavoro e milioni di euro di tasse non versate. Un danno che coinvolge non solo i broadcaster ma anche le leghe e le stesse società calcistiche, spesso costrette a fare i conti con bilanci in rosso.

La prima ondata di lettere è partita a fine settembre. Nella raccomandata, datata 26 settembre, Dazn chiede agli utenti coinvolti di versare 500 euro come “indennizzo forfettario” per chiudere la questione in via extragiudiziale, impegnandosi a non ripetere comportamenti lesivi. Se entro sette giorni non viene effettuato il pagamento, la piattaforma si riserva di procedere legalmente.

Come spiega Mario Canfora sulla Gazzetta dello Sport, il passo successivo spetterà ad altri titolari dei diritti, come Sky Italia, Lega Serie A e Lega Serie B, che avvieranno analoghe richieste dopo aver ottenuto l’autorizzazione ad accedere all’elenco degli utenti sanzionati.

L’operazione, condotta dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza di Roma e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce, ha permesso di smantellare una rete sofisticata di trasmissione illegale di contenuti di piattaforme pay come Dazn, Sky e Netflix. Il centro operativo, individuato nel capoluogo salentino, alimentava migliaia di utenze in tutta Italia, con un giro d’affari superiore a 500.000 euro. Le indagini hanno portato al sequestro di beni, immobili e 60.000 euro in contanti, e alla denuncia di quattro soggetti residenti in provincia di Lecce per violazione del diritto d’autore e autoriciclaggio.

L’attenzione ora è però rivolta agli utenti finali: 2.282 persone, distribuite in 80 province italiane, già multate con sanzioni amministrative di 154 euro, in alcuni casi aggravate per recidiva. Gli utenti avevano pagato in media 10-15 euro al mese per accedere ai contenuti, utilizzando carte ricaricabili, Postepay, Revolut e PayPal.

In un’intervista riportata da Marco Guidi nella Gazzetta dello Sport, l’avvocato Aterno chiarisce la posizione legale: «Dazn, così come altri broadcaster, è parte lesa in un procedimento e può quindi accedere ai nominativi dei sanzionati per tentare di rivalersi su di loro».

E sui rischi per chi ignora la raccomandata aggiunge: «Chi non paga si assume la responsabilità. Dazn può agire in sede civile e, in caso di sconfitta, l’importo del risarcimento sarà sicuramente più alto, considerando anche le spese legali».

Per l’esperto, anche solo avere accesso illecito a un servizio pay rappresenta una violazione: «Non serve aver visto una partita o un film specifico — precisa Aterno —. L’accesso stesso al servizio costituisce danno verso chi ha pagato regolarmente».

Come evidenzia ancora la Gazzetta dello Sport, l’inasprimento delle misure anti-pirateria potrebbe rappresentare un deterrente reale: le piattaforme, le leghe e la magistratura hanno deciso di agire con fermezza per stroncare una rete criminale che danneggia lo sport e l’economia italiana.