Corriere dello Sport: “Il rischio di un Europeo organizzato all’italiana”
C’era una volta il sogno di un Europeo che avrebbe cambiato il volto del Paese. Come ricorda Giorgio Marota sul Corriere dello Sport, il 15 luglio 2021 Gravina annunciava la corsa dell’Italia per ospitare Euro 2028 o il Mondiale 2030, legandola alla necessità di investimenti infrastrutturali. Sono passati oltre 1.500 giorni e, nonostante l’assegnazione dell’Europeo 2032 insieme alla Turchia, i cantieri non sono ancora partiti.
Secondo quanto riportato da Giorgio Marota sul Corriere dello Sport, la Figc ha virato sull’Europeo 2032 condiviso con Ankara per motivi politici e tecnici: più facile presentare 5 stadi piuttosto che 10 e soprattutto evitare una sconfitta che avrebbe ulteriormente danneggiato l’immagine del nostro calcio. I turchi, già pronti con impianti nuovi di zecca, avrebbero probabilmente stravinto in un confronto diretto. L’Italia così si lega a un partner discusso come Erdogan, ma intanto riduce i propri obiettivi.
Ad oggi, come sottolinea ancora Giorgio Marota sul Corriere dello Sport, solo l’Allianz Stadium di Torino è pronto. L’Olimpico necessita di interventi, mentre a Milano resta l’incognita San Siro. Il Franchi di Firenze è in ristrutturazione, Palermo potrebbe inserirsi con un nuovo impianto, così come Bari o Napoli. Ma i tempi sono stretti: entro il 2026 dovranno essere presentati progetti approvati e cantierabili, altrimenti il rischio è di arrivare impreparati all’appuntamento.
Il quadro tracciato da Giorgio Marota sul Corriere dello Sport evidenzia un paradosso: esiste una legge sugli stadi che dovrebbe semplificare i processi, ma tra vincoli e lungaggini resta lettera morta. Intanto i club italiani arrancano mentre i top team europei capitalizzano impianti moderni: il Real Madrid genera 250 milioni l’anno dal nuovo Bernabeu, il triplo di quanto incassano Inter e Milan, le migliori in Italia ma ferme a quota 87 e 81. Un divario che pesa sul futuro del nostro calcio, ben oltre Euro 2032.
