Escl. Spinesi: «Palermo favorito sul Bari. Non avrei mai vestito la maglia rosanero e la sera della morte di Raciti…»
«Palermo e Bari sono due squadre che hanno investito per quanto concerne i relativi allenatori e le rose allestite. I rosanero sono partiti bene e possono contare anche sul fattore casalingo, mentre i pugliesi non navigano in buone acque visti i risultati ottenuti in questo avvio. Il Palermo punterà certamente alla vittoria contro un Bari che parte un pelino in svantaggio». Questa l’analisi di Gionatha Spinesi, ex attaccante del Bari, in vista della sfida di venerdì del “Renzo Barbera” ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com.
Che idea si è fatto del Palermo?
«Ho visto da vicino il lavoro fatto da Inzaghi a Pisa. È un allenatore esperto in promozioni che ama cimentarsi in situazioni come quella rosanero. Il Palermo dovrà per tutta la stagione stare solo attento a se stesso. A mio avviso infatti il vero avversario del Palermo potrebbe essere il Palermo stesso».
Pohjanpalo è partito forte confermando il suo feeling con il campionato cadetto. Rischia di essere etichettato come bomber strettamente collegato a questa categoria?
«A Venezia nella passata stagione in massima serie non ha fatto male e se i veneti lo avessero tenuto non so come sarebbe finita la loro stagione. Parliamo di un giocatore consapevole dei propri mezzi e lo continua a dimostrare anche in questo campionato. A mio avviso se viene messo nelle giuste condizioni può essere un giocatore da quindici, sedici gol anche nel campionato di Serie A».
Il suo passato al Bari e al Catania la porteranno venerdì a tifare per i pugliesi?
«Io amo il bel gioco e mi fa piacere quando a vincere è la squadra che lo merita di più. Quando dietro le squadre c’è un progetto societario serio, credo sia giusto che vengano premiate anche dai risultati sul campo. Palermo per quanto fatto negli ultimi anni e confermato anche quest’anno in sede di mercato, è una società che merita di tornare in Serie A».
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Cosa è mancato in questi anni a Catania?
«Il campionato di Serie C è tremendo. Se non riesci infatti a uscirne subito, finisci per restarne intrappolato. In Serie C servono giocatori e allenatori di categoria, un campionato nel quale nel recente passato ci sono state realtà come quella della Juve Stabia che hanno ottenuto risultati senza fare grossi investimenti».
Le è mai capitato di rivivere nei suoi pensieri la tragica notte del 2 febbraio 2007 che costò la vita all’ispettore Filippo Raciti?
«Sì, mi è capitato e con tantissimi rammarichi e rimpianti. In quel campionato le cose si sarebbero potute evolvere in maniera totalmente diversa rispetto a quello che poi si è verificato. La salvezza centrata a fine stagione ha rappresentato la Champions League del Catania, ottenuta grazie alla forza della Società, del gruppo e della tifoseria. Quanto avvenuto quella sera non si sarebbe mai dovuto verificare, ma è stato da esempio per il futuro. Il nostro gruppo e la tifoseria pagarono colpe che non avevamo. A livello nazionale ma anche europeo la tifoseria catanese venne marchiata come avversa alle forze dell’ordine, aspetto che non ho ritenuto corretto. In Sicilia e al Sud in generale si vive in maniera splendida e serena e la gente ti rispetta come in nessun’altra parte del mondo. Quei sei mesi successivi a quel derby, privi dei nostri tifosi in trasferta, furono un’ingiustizia per noi giocatori, per la Società e per la maggior parte della tifoseria. Hanno preferito sparare sulla croce rossa».
Dal campo avreste preferito non proseguire la partita?
«Al primo lancio di lacrimogeni fummo costretti ad andar via e vomitavamo in campo. Immagino anche quanto vissuto in quel momento dalle famiglie presenti allo stadio. Col senno di poi sarebbe stato meglio non proseguire, ma ci venne spiegato che riprendere il gioco avrebbe potuto far calmare gli animi. Far entrare a fine primo tempo i tifosi del Palermo non la considerai onestamente la migliore delle scelte. Andava letta meglio in generale tutta la situazione».
Bergessio una volta disse che non avrebbe mai vestito la maglia del Palermo. E lei lo avrebbe fatto?
«Anche io non avrei mai vestito la maglia del Palermo. A Catania ho trascorso anni importanti e ci sono anche rimasto a vivere e, nel rispetto del tifoso e del catanese in generale, ritengo giusto che certe situazioni non debbano accadere. Quando un giocatore ha fatto bene in una piazza credo non debba trasferirsi nella piazza rivale dal punto di vista calcistico».
