Santoro: «Da ragazzo ho studiato Dybala e Cavani, ma il mio idolo è Marchisio»
Un gol di rara bellezza che ha deciso la sfida con la Sampdoria e fatto esplodere il “Braglia”. Simone Santoro si è preso gli applausi del pubblico, in attesa che gli attaccanti tornino a colpire e che dal mercato arrivi un rinforzo. «Spero che sia il primo di tanti», racconta il centrocampista siciliano in un’intervista a Paolo Reggianini pubblicata sulla Gazzetta dello Sport.
Il legame con i tifosi era da ricostruire dopo un finale di stagione amaro: «C’era un debito da saldare – spiega Santoro alla Gazzetta dello Sport – perché l’ultima parte del campionato scorso, con un solo punto nelle ultime quattro giornate e l’addio ai playoff, aveva lasciato grande amarezza. Questo gol era un segnale per la nostra gente. Vogliamo un ruolo da protagonisti».
La carriera del classe ’99 parla di 8 reti in 117 presenze in Serie B, ma le prospettive possono cambiare: «Il modo di giocare di Sottil mi consente di stare più vicino all’area. Sto cercando la porta con maggiore insistenza», aggiunge il centrocampista.
Sul nuovo allenatore, Santoro sottolinea: «Ci chiede tanta cattiveria, in B è un ingrediente fondamentale. Rispetto all’anno scorso c’è più qualità nella rosa e un gruppo che rema tutto nella stessa direzione».
Non solo campo. Laureato in Scienze motorie, con una tesi sulla forza nei giocatori d’élite, Santoro spiega alla Gazzetta dello Sport quanto lo studio lo aiuti: «Un calciatore ha il tempo per conciliare il lavoro e l’università. Mi piace confrontarmi con i preparatori, capire. Una laurea che riguarda la mia quotidianità può essere importante per il futuro».
Il modello di riferimento, sorprendentemente, non è uno dei campioni visti da vicino a Palermo: «Da ragazzo ho studiato Dybala e Cavani, ma il mio idolo è Marchisio. Mi è sempre piaciuto come calciatore e dicono che gli assomiglio anche».
Infine, uno sguardo oltre il calcio: «Con Sinner mi sono avvicinato al tennis. Devo dire che ti prende…».
Una prestazione che ha convinto e un gol che ha riportato entusiasmo. Santoro, come scrive Reggianini sulla Gazzetta dello Sport, vuole ora ripetersi: «La cosa che ho apprezzato di più all’esordio è stata la capacità della squadra di soffrire. Saper giocare quando si può e sporcarsi quando serve».
