Rosso esalta il Vicenza e attacca: «Basta squadre da patronato»
Renzo Rosso si gode un Vicenza in fuga e, allo stesso tempo, alza la voce contro un sistema che secondo lui penalizza il calcio vero. Il patron biancorosso è intervenuto ai microfoni di TVA durante la Charity Dinner organizzata da OTB, tracciando un bilancio netto e senza filtri della stagione e del contesto della Serie C.
«Sta andando bene, molto bene», ha spiegato Rosso. «Per me è un momento speciale: sono tanti anni che vivo questo ambiente. Abbiamo fatto 22 anni a Bassano e 7 a Vicenza, ma è la prima volta che mi capita di essere primo in classifica con così tanti punti di vantaggio sulla seconda. Nel calcio non si può mai dire, lo sappiamo bene, però per ora stiamo andando nella direzione giusta».
Il patron ha poi sottolineato come, rispetto al passato, ci sia qualcosa di diverso: «Eravamo primi anche l’anno scorso e nell’anno del Covid, quindi non è una novità assoluta. Ma quest’anno è più bello: si sente un’altra espressione, un’altra dinamicità. C’è un vero team, sono tutti uno per l’altro. Non c’è divismo, che forse l’anno scorso un po’ ha influito».
Rosso ha riconosciuto i meriti principali a Fabio Gallo: «Abbiamo un grande mister. A lui dobbiamo questa coesione: è riuscito a mettere insieme il gruppo e a far sentire tutti importanti, e allo stesso tempo nessuno indispensabile. Sa usare le persone giuste nel momento giusto, per quello che serve in campo».
Poi, il passaggio più duro, quello che ha acceso il dibattito. Rosso non ha usato giri di parole parlando di alcune realtà della Serie C: «È bellissimo venire allo stadio a Vicenza, ma mi fa davvero incazzare quando giochiamo fuori casa e vedo campi da patate, condomini attorno, strutture indegne. Bisognerebbe cambiare le leggi del calcio. Ne voglio parlare con il presidente della Lega».
L’attacco è diretto: «Quando fai questi campionati devi avere almeno il nome di una città, uno stadio vero, un pubblico che ti segue. Altrimenti non è calcio. Ci sono squadre che arrivano con dieci tifosi, cinque tifosi: io le chiamo squadre da patronato. Fanno due o tre stagioni, mettono tutte le risorse e l’entusiasmo e poi spariscono, ma nel frattempo riescono anche a fermare chi investe davvero».
Per Rosso, il Vicenza rappresenta un modello opposto: «Per noi il calcio è un progetto globale. Abbiamo quattromila ragazzi, associazioni, piccoli centri e cittadine collegate. Facciamo educazione culturale agli allenatori, siamo orgogliosi di avere sette giocatori del vivaio in Nazionale. Uno ha segnato il gol vittoria domenica: vedere il “boccetta” che segna nel nostro dialetto veneto è qualcosa di grandioso».
E la chiosa è tutta identità e appartenenza: «C’è Broggian che è un fenomeno, stanno crescendo ragazzi importanti. Questa, per me, è la vittoria più grande: cultura, educazione e calcio vero. Il resto è solo contorno».
