La Grotteria: «Due miliardi di lire per portarmi in Sicilia. Zamparini? Voleva vincere a tutti i costi»
Cristian La Grotteria, ex attaccante argentino amatissimo a Palermo, è tornato a parlare della sua esperienza in rosanero e della sua carriera in una lunga intervista rilasciata a Fanpage.it, in cui ha raccontato aneddoti e riflessioni sul calcio di ieri e di oggi.
Approdata in Italia nel 1999, la sua avventura cominciò ad Ancona: «Persi le valigie e arrivai che c’era la neve, dopo essere partito dall’Argentina con 40 gradi», ha ricordato. «Non sapevo una parola d’italiano, nonostante mio padre fosse nato in Calabria, ma non aveva mai parlato bene la lingua. Io ho fatto il viaggio al contrario».
Nel 2001 il grande salto a Palermo: «Il club mi volle a tutti i costi per salire in Serie B. Sensi pagò due miliardi di lire, un record per la Serie C. Palermo è una piazza tosta, ma fantastica. Sentivi la pressione della gente. Fortunatamente, vincemmo subito il campionato e io segnai 11 gol al primo anno in B».
Sulla possibilità che i rosanero tornino in Serie A, La Grotteria non ha dubbi: «C’è tutto per arrivare alla promozione e Inzaghi è una garanzia sotto questo punto di vista. C’è entusiasmo e sono stati fatti grandi acquisti».
Poi, tornando alle sue origini, ha raccontato un episodio della sua giovinezza in Argentina: «Giocavo nell’Estudiantes, poi mi dissero che non rientravo più nei piani. Mi misi a lavorare in un supermercato ma mi licenziarono il primo giorno. Ero in difficoltà economiche, ma un amico diventato allenatore mi richiamò e da lì ripartii. Ho giocato con Martin Palermo, Veron e Scaloni: abbiamo ancora una chat dei ragazzi del 1974».
Nel corso della sua carriera post-campo, La Grotteria ha ricoperto ruoli tecnici e dirigenziali: «Ho fatto il vice-allenatore, il direttore sportivo, il responsabile del settore giovanile e nello scouting. Il ruolo più difficile? Il vice: devi stare tra lo staff e la squadra. Sembra banale, ma prendi botte da tutte le parti».
Sullo scouting internazionale, l’ultimo incarico avuto col Venezia, ha detto: «Ora viene visto come una risorsa. Prima si lavora sui video, poi si va a vedere il giocatore dal vivo prima di segnalarlo. Le app aiutano, ma non puoi rinunciare all’osservazione dal campo».
Infine, un ricordo personale: «Col primo stipendio sistemai un po’ i conti a casa. Poi comprai una Fiat Uno, perché andavo agli allenamenti in autobus. In Italia gli stipendi erano diversi da quelli di oggi, ma per me fu una svolta».
