Alberto Gilardino: «Dopo l’esonero ho studiato, ma voglio tornare ad allenare»

Gilardino/ fonte LaPresse- ilovepalermocalcio.com
Dopo l’esonero a sorpresa del 19 novembre 2024, Alberto Gilardino ha avuto modo di riflettere e ricaricare le energie. L’ex allenatore del Genoa è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, raccontando il suo periodo di pausa forzata, i suoi studi per migliorarsi e la voglia di tornare ad allenare, possibilmente in Serie A.
Gilardino ha parlato dell’intensità del lavoro da allenatore, della sua esperienza in rossoblù, delle difficoltà incontrate e delle decisioni di mercato che hanno condizionato il suo percorso. Ha anche spiegato come abbia utilizzato questo periodo per studiare nuovi modelli di gioco e migliorare il suo inglese, ritenendolo fondamentale per comunicare con i giocatori e per eventuali opportunità all’estero.
Ecco l’intervista integrale rilasciata alla Gazzetta dello Sport.
Passata l’amarezza per l’esonero a sorpresa del Genoa del 19 novembre 2024?
«Ho avuto modo e tempo di metabolizzare e di dedicarmi nel primo mese a mia moglie e alle mie tre figlie. Il lavoro di allenatore ti preclude tanto nella vita privata. Gli ultimi due anni e mezzo sono stati una continua full immersion. Andavo al campo alle 7 di mattina e lo lasciavo alle 20 di sera: con il mio staff abbiamo dato tutto, lavorando minuziosamente su ogni particolare per tirare fuori il meglio dalla squadra. Durante una stagione i tecnici ogni tanto diventano un po’ orsi, l’umore della settimana cambia in base ai risultati: gioie e delusioni, tensioni e problemi. È una professione bellissima, ma totalizzante, che richiede passione e dedizione quasi assolute. Anche per questo la mia famiglia era rimasta in Toscana e la vedevo solo dopo le partite. Adesso mi sono un po’ riappropriato del mio privato».
Ha parlato del primo mese, ma ne sono passati più di due…
«Ehhhh (sorride, ndr), dopo è tornata la “malattia” del calcio, che non passa mai. Ho visto partite su partite, dalla Serie C alla A, ma anche dei campionati esteri più importanti. Sono stato otto giorni a Londra a trovare Enzo Maresca e a vedere partite di FA Cup e Premier League, tra Chelsea e Arsenal. Sto anche perfezionando l’inglese, per un allenatore è fondamentale».
Punta a un’esperienza all’estero?
«Non necessariamente. A dire la verità preferirei dare continuità alla mia esperienza in A adesso. L’inglese ti apre le porte di tutti i campionati, ma serve anche in Italia, vista la quantità di stranieri in ogni squadra. Riuscire a comunicare, dare consigli, farsi capire bene aumenta l’empatia e consente di far rendere al meglio i giocatori. Un tempo andare a giocare o ad allenare in un altro Paese era considerata un’avventura da pionieri, oggi invece è normale e se arrivasse una proposta interessante la valuterei con attenzione».
In Serie B nel 2022-23 avete fatto esordire molti giovani: Boci (2003), Accornero (2004), Lipani (2005), Agostino (2002). In A nel 2023-24 è stato il turno di Fini (2006) e Papadopoulos (2004) e quest’anno nel 2024-25 di Ekhator (2006), Honest (2008), Masini (2001), Kassa (2005), Accornero (2004), Marcandalli (2002) e Matturro (2004). In più avete valorizzato giocatori come Dragusin, Martinez, Retegui e Gudmundsson, che sono stati venduti…
«Esattamente. Sono orgoglioso di aver dato fiducia ai giovani e di averli aiutati a crescere. La valorizzazione dei talenti è stata un punto centrale del nostro lavoro».
Chi pensa di aver influenzato di più nella crescita?
«Direi Gudmundsson. Quando sono arrivato, non giocava quasi mai. Per lui ho cambiato l’assetto tattico, da “solo esterno” abbiamo lavorato per portarlo dentro il campo e lasciargli libertà assoluta nella trequarti avversaria, consentendogli una crescita continua».
Forse è stato fin troppo bravo: valorizzando questi giocatori, il Genoa li ha venduti e lei si è ritrovato senza attaccanti…
«Certe cessioni sono inevitabili per le casse del club e non sempre è facile trovare sostituti subito pronti a non farli rimpiangere. Noi abbiamo pagato soprattutto i tanti infortuni di giocatori su cui facevamo affidamento. In più, circolavano tante notizie destabilizzanti sulle difficoltà economiche della proprietà. Nonostante questo, non ho mai cercato alibi e con i ragazzi rimasti a disposizione abbiamo provato a tenere duro, perché era il momento di stringere i denti. Mi spiace, sinceramente, essere stato esonerato dopo una vittoria in trasferta e un pareggio, quando si stavano recuperando gli uomini e ormai si vedeva la luce in fondo al tunnel».
In estate ha rifiutato alcune offerte per rimanere al Genoa?
«Ci sono state alcune opportunità, ma ha prevalso la volontà di dare continuità al lavoro e soddisfazione a un ambiente a cui ero e rimarrò sempre legato. Club e tifosi mi avevano dato tanto, volevo ricambiare».