Ventura: «Non mi pento di nulla. L’Italia mi ha condannato, ma il calcio resta la mia vita»

Roma – Nel giorno di Juventus–Torino, Gian Piero Ventura è tornato a parlare ai microfoni del Corriere dello Sport, ripercorrendo alcune tappe della sua lunga carriera: dal Bari dei miracoli all’esperienza in Nazionale, fino alle riflessioni sul calcio moderno e sulle difficoltà del sistema azzurro.

«Con il Var, Maradona avrebbe segnato quattro gol a partita – ha esordito Ventura nell’intervista al Corriere dello Sport –. Molti difensori di allora oggi giocherebbero al massimo quattro partite a stagione. Alcune regole sono semplicemente demenziali».

Il tecnico genovese ha poi ricordato l’esperienza indimenticabile al Bari, tra le pagine più luminose della sua carriera: «Il portiere che gioca con i piedi l’ho introdotto io. Gillet aveva piedi d’oro. In difesa Ranocchia e Bonucci avevano 19 e 20 anni. Andammo a San Siro contro l’Inter del Triplete e facemmo 1-1, ma sprecammo tre palle gol. Quando si parla di calcio organizzato, si ricordano il Chievo di Delneri, il Bari di Ventura, il Genoa di Gasperini e il Napoli di Sarri».

Poi, la parentesi più amara, quella sulla Nazionale. Come riporta il Corriere dello Sport, Ventura non ha nascosto l’autocritica: «Sbagliai, avrei dovuto pensarci tre volte prima di accettare. Per l’Italia lasciai un contratto triennale con un club che giocava stabilmente in Europa. Dopo venti giorni capii che non c’erano i presupposti per fare calcio».
L’ex ct ha ricordato il clima pesante di quei mesi: «Dopo la sconfitta con la Francia, uscivano titoli come “Se Ventura non vince lo cacciano”. Vincemmo in Israele, poi in Macedonia andammo sotto 2-1 ma ribaltammo la partita. E la prima domanda in conferenza fu: “Ha pensato di essere già a casa?”. Era passato solo dieci giorni dal mio insediamento».

Ventura, come sottolinea ancora il Corriere dello Sport, ha ribadito di non aver mai avuto alle spalle una federazione solida: «Con quella attuale sarebbe stato diverso. Dopo la partita con la Svezia mi ritrovai da solo davanti al plotone d’esecuzione. Le amichevoli che mi assegnarono furono contro Francia, Germania, Argentina, Uruguay, Olanda. E in due anni persi solo due partite ufficiali, tre contando la prima amichevole».

L’ex ct ha voluto infine chiarire uno degli episodi più discussi del suo mandato: «La storia di De Rossi con la Svezia a San Siro è una fake assoluta – ha detto alla Gazzetta dello Sport –. Nessuno gli chiese di entrare, quindi non rifiutò nulla. Fu la rabbia a prevalere. Ho anticipato la crisi del nostro calcio, ma nessuno potrà cancellare i miei 45 anni di carriera».

Oggi, Ventura guarda avanti con serenità: «Quando cammino per strada, soprattutto a Torino, la metà delle persone mi chiede del Toro, l’altra mi dice che con me furono vergognosi. Ma io so quello che ho fatto e continuo a vivere il calcio con la stessa passione di sempre».