Escl. Mbakogu: «Juve Stabia può giocarsela contro i rosanero. Quando a Catania urlai “Forza Palermo”…»
Jerry Mbakogu Gela Calcio
«Penso che la Juve Stabia possa dire la sua contro il Palermo. Giocare in casa può essere loro d’aiuto, anche contro un avversario molto attrezzato. Si affronteranno due formazioni che hanno tutte le carte in regola per portare a casa il massimo risultato». Questo il pensiero, ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com, di Jerry Mbakogu, doppio ex della sfida in programma sabato tra Juve Stabia e Palermo.
Quali sono i suoi ricordi legati alle parentesi in Campania e in Sicilia?
«A Castellammare è iniziato il mio percorso vero e proprio nel professionismo. Sono stati tre anni molto belli, arricchiti dalla promozione in Serie B. A Palermo ero molto giovane e ho avuto anche il piacere di fare qualche allenamento con la prima squadra, misurandomi con gente del calibro di Miccoli, Cavani e tanti altri. Ricordo con affetto i consigli che mi davano lo stesso Miccoli, Hernández e Liverani, e l’emozione vissuta nel toccare con mano la Serie A ogni qualvolta andavo allo stadio a vedere le partite».
Com’è stata la sua infanzia?
«Non semplice, perché la Nigeria è un Paese dove c’è tanta povertà e anche tanta ricchezza, ma chi vive la prima delle due può incontrare delle difficoltà. Mio padre ha dovuto lasciare il Paese verso l’Italia per cercare miglior fortuna. Siamo riusciti a raggiungerlo poi anche noi e ho avuto la possibilità di frequentare delle scuole calcio, dopo aver giocato per anni per strada in Nigeria. Il tutto senza mai trascurare gli studi, obiettivo prioritario per mia madre quando ero piccolo».
In una trasferta a Catania, in occasione del cambio, lei urlò “Forza Palermo”. Come mai quella reazione?
«Ricordo che venni beccato dai fischi da parte dei tifosi in occasione del cambio. Essendo cresciuto nelle giovanili rosanero e conoscendo la rivalità tra le due tifoserie, mi è venuto spontaneo e naturale urlare quella frase. Sapevo che questo li avrebbe infastiditi e infatti si arrabbiarono ancora di più. Cose che si fanno da giovani, oggi non rifarei quel gesto».
I due rigori in Carpi-Lazio, persa per 1-3. Quanto tempo ci è voluto per superare quel triste momento?
«Ho impiegato parecchio tempo a rimuovere quel dispiacere e quei due rigori hanno inciso nelle mie successive scelte. Decisi di lasciare l’Italia per evitare di sentirmi rinfacciare quegli errori. Andare in Russia non fu la scelta giusta per me, ma in quel momento fu necessario per staccare sei mesi da quella situazione. Anche oggi, comunque, ogni qualvolta metto il pallone sul dischetto, il pensiero va a quei due rigori. Li ho tirati anche dopo quella partita e, se capita, li tiro anche oggi, ma se c’è un altro rigorista preferisco lasciarli a lui».
C’è stata qualche promessa fatta nei suoi confronti e poi non mantenuta?
«Nel 2018 c’era un accordo per il mio passaggio dal Carpi al Leeds. L’arrivo però di Bielsa al termine di quella stagione cambiò le carte in tavola, con il tecnico che richiese attaccanti che conoscevano il campionato inglese. Per me non fu una bella esperienza, considerato che tutto era già stato fatto e negli ultimi sei mesi la mia testa era già orientata alla nuova esperienza che avrei potuto vivere».
Tornando alla sua esperienza a Palermo, quale aspetto della cucina locale metteva a dura prova la sua dieta da atleta?
«Noi stavamo nel convitto e quindi seguivamo un certo tipo di alimentazione. Io avevo però un debole per i cannoli. Negli anni successivi, quando affrontavo da avversario i rosanero, non perdevo occasione per mangiarli nuovamente».
Ha già pensato a cosa farà quando appenderà gli scarpini al chiodo?
«Resterò nel mondo del calcio. Mi piacerebbe fare il procuratore, facendo tesoro anche delle esperienze vissute da calciatore. Voglio essere d’aiuto ai giovani calciatori in Nigeria, affinché possano avere le loro opportunità nel calcio che conta. Mi piacerebbe dar loro quello che mi è mancato, come in occasione della difficoltà affrontata nel superare il doppio errore dal dischetto contro la Lazio. Non escludo anche la possibile carriera da direttore sportivo, tenendo come riferimento la figura di Giuntoli, con il quale ho avuto la possibilità di lavorare al Carpi, apprezzandone le sue qualità professionali e umane».
A tal proposito, l’hanno stupita le difficoltà incontrate da Giuntoli alla Juventus dopo gli ottimi risultati a Napoli?
«Credo che alla Juventus ci sia stata troppa fretta nel prendere determinate decisioni. Non dimentichiamo che Giuntoli a Napoli ha inizialmente gettato le basi e poi successivamente centrato vittorie importanti che hanno portato allo scudetto. Sono convinto che avrebbe fatto bene anche in bianconero se gli fosse stato concesso più tempo».
