“NON VOGLIO PIU’ ALLENARE”: il Campione d’Europa si ritira dal calcio, colpa dello stress
Champions League - ilovepalermocalcio
Lo stress nel mondo del calcio è a livelli altissimi.
Nel calcio lo stress è una componente costante della vita di un giocatore. Tra allenamenti intensi, trasferte, partite ravvicinate e la pressione per ottenere risultati, i calciatori si trovano spesso a dover gestire tensioni fisiche e mentali contemporaneamente. Non è raro che la performance in campo sia influenzata da fattori psicologici, a volte più delle capacità tecniche.
Oltre al campo, lo stress deriva dalle aspettative di tifosi, società e media. Ogni errore viene amplificato, ogni successo celebrato ma subito seguito da nuove richieste di rendimento. Allenatori e dirigenti, a loro volta, vivono la pressione dei risultati e delle strategie di mercato, creando un ambiente in cui lo stress è diffuso a tutti i livelli del club.
Lo stress prolungato può avere conseguenze significative sulla salute dei giocatori: disturbi del sonno, ansia, cali di concentrazione e persino infortuni fisici legati alla tensione muscolare. Per questo molte squadre investono in psicologi sportivi e programmi di supporto mentale, riconoscendo che la preparazione psicologica è tanto importante quanto quella fisica.
Affrontare lo stress nel calcio richiede equilibrio e strategie efficaci. Tecniche di respirazione, meditazione, comunicazione aperta con lo staff e momenti di svago lontano dal campo aiutano a ridurre la pressione. Imparare a gestire lo stress non solo migliora le prestazioni, ma contribuisce anche a una carriera più lunga e serena, trasformando la pressione da nemico in stimolo positivo.
La pausa dal calcio
Jurgen Klopp ha scelto di prendersi una pausa dal mondo dell’allenatore dopo l’esperienza al Liverpool, distanziandosi dalla frenesia delle partite del weekend. “Non aspettavo l’inizio delle partite davanti alla TV. Ero felice per come stava giocando il Liverpool, ma non era tipo: ‘Oh, è sabato!’”, ha raccontato. L’ex tecnico ha continuato a seguire il calcio come Global Sports Director del mondo Red Bull, ma senza la pressione di dover essere costantemente in panchina.
Klopp è chiaro sul suo futuro: “Non voglio più lavorare come allenatore. È quello che penso adesso, e non mi manca niente”. A 58 anni, ammette che la possibilità di tornare in panchina non è del tutto esclusa, ma è una scelta che oggi non considera. “Se ricominciassi a 65, tutti direbbero: ‘Avevi detto che non l’avresti mai più fatto!’ Eh, scusate, lo pensavo al 100% quando l’ho detto”, aggiunge con ironia.

Libertà ritrovata e nuovi ritmi
Klopp racconta di aver dedicato 25 anni della sua vita al calcio “a tutto gas, senza guardare né a sinistra né a destra”. Ora apprezza le cose semplici, come andare al cinema o partecipare a matrimoni, esperienze quasi sconosciute durante la carriera da allenatore.
La vita di Klopp oggi è scandita dalle sue scelte e non più dai calendari di Premier League o Bundesliga. Dopo esperienze a Magonza, Dortmund e Liverpool, ora può godersi viaggi e vacanze, scoprire i luoghi in cui lavora e decidere il suo tempo, insieme alla moglie Ulla. “Non mi è mai mancato nulla, ma adesso sì”, conclude sorridendo.
