MERCATO BLOCCATO e “buco” di 20 milioni | Esplode un altro caso in Serie A
Pallone Serie A - fonte lapresse - ilovepalermocalcio
Affrontare queste situazioni è sempre più difficile.
Il calciomercato, pur essendo il motore delle strategie sportive e finanziarie dei club, è regolato da una serie di limitazioni precise. La prima riguarda i periodi di apertura: le società possono acquistare o cedere giocatori solo in finestre prestabilite, generalmente in estate e in inverno. Questo vincolo temporale obbliga le dirigenze a pianificare con attenzione le mosse, evitando di restare scoperte in ruoli chiave durante la stagione.
Un’altra limitazione importante riguarda il numero massimo di giocatori tesserabili. In molte competizioni, infatti, le squadre devono rispettare liste definite, spesso con un tetto massimo di calciatori convocabili e con regole specifiche sulla presenza di giovani cresciuti nel vivaio o formati a livello nazionale. Ciò costringe i club a bilanciare l’esperienza dei veterani con l’inserimento di talenti locali.
Anche il fattore economico gioca un ruolo centrale. Le norme del Fair Play Finanziario impongono che le spese per cartellini e ingaggi non superino le entrate generate. Questo limita la possibilità di operazioni costose se non supportate da una gestione sostenibile. In alcuni campionati, inoltre, esistono regole sul salary cap o sul rapporto tra stipendi e fatturato, che impediscono spese eccessive.
Le limitazioni legate agli extracomunitari incidono in modo significativo. In diversi Paesi, le squadre possono tesserare solo un numero ristretto di calciatori provenienti da nazioni non appartenenti all’UE. Questa regola mira a favorire lo sviluppo dei talenti locali e a mantenere un equilibrio competitivo, costringendo le società a valutare con attenzione ogni acquisto dall’estero.
Lazio, bilancio in sofferenza
Il piatto della Lazio piange. Oltre al mercato bloccato, il club biancoceleste deve fronteggiare le criticità del bilancio 2024/25. L’assenza di introiti europei ha pesato molto: senza Champions League sono stati persi circa 50 milioni di euro e i ricavi sono scesi a 146 milioni, contro i 195 della stagione precedente.
Unico segnale positivo è stato il taglio dei costi del personale, passati da 116 a 98 milioni. Restano però invariati gli ammortamenti dei cartellini e il divario tra costi e utili continua a preoccupare, visto che il limite imposto dalla UEFA è del 70%. A peggiorare lo scenario, anche il player trading non ha portato benefici: dall’uscita di Milinkovic-Savic (40 milioni) agli addii di Luis Alberto, Immobile e Casale, il ricavo complessivo si è fermato a soli 11 milioni.

Proiezioni e criticità future
Secondo il Corriere dello Sport, il risultato netto è in rosso per 17 milioni di euro. Le prospettive per il 2025/26 non lasciano spazio all’ottimismo, complice un mercato fermo che impedisce di generare nuove entrate.
I deficit sono evidenti soprattutto nel confronto con altre big: i ricavi da stadio della Lazio si fermano a 28 milioni, meno della metà di quelli dell’Inter (70). Anche sul fronte commerciale gli utili restano bassi, mentre la dipendenza dai diritti tv continua a rappresentare l’unica vera ancora di salvezza.
