Il Mattino: “Juve Stabia in mano alla camorra. Gare in casa contro Bari e Palermo a rischio rinvio”
CASTELLAMMARE DI STABIA — Il terremoto giudiziario che scuote la Juve Stabia arriva nel momento più delicato per la società, impegnata nel passaggio di quote tra il presidente Andrea Langella (48%) e la Brera Holdings, fondo americano con sede a Dublino che detiene il 52% e ha già manifestato la volontà di acquisire la totalità del club.
Mentre la squadra si allena regolarmente al Romeo Menti in vista della trasferta di Padova, si moltiplicano le riunioni tra Langella, l’amministratore unico Filippo Polcino e i rappresentanti del fondo. In una nota ufficiale, la società precisa: «I rilievi riguardano fornitori di servizi esterni ed estranei all’azienda. Non c’è rischio di penalizzazioni. L’attività sportiva e la continuità societaria non sono in pericolo. La Juve Stabia condivide le finalità del provvedimento e risolverà tutti i rapporti con ditte e persone sospette».
La festa e i legami con i clan
Per uno scherzo del destino, mentre esplode l’inchiesta, a Castellammare viene inaugurato un infopoint sociale in un bene confiscato ai D’Alessandro, proprio il clan al centro delle indagini. L’ordinanza giudiziaria cita anche la festa del 29 maggio sul lungomare, organizzata dal Comune per celebrare la promozione della Juve Stabia.
Sul palco, accanto al sindaco Luigi Vicinanza (estraneo alle accuse), salirono Michele Lucarelli, Raffaele Di Somma e Giovanni Imparato, ultras definiti dai magistrati «esponenti della criminalità locale», che consegnarono una targa al calciatore Leonardo Candellone.
L’episodio, ricordato da Fabio Jouakim su Il Mattino di Napoli, era già stato denunciato dall’eurodeputato e consigliere comunale Sandro Ruotolo, che oggi ribadisce: «Il Comune è stato sciolto per camorra, ma la camorra è ancora fortissima e presente. La Juve Stabia è solo la punta dell’iceberg».
Il sindaco Vicinanza commenta: «È una brutta vicenda che conferma come i D’Alessandro siano ancora in grado di avvelenare la vita pubblica. Dispiace per la squadra e i tifosi, ma ogni inchiesta che contrasti lo strapotere dei clan è benvenuta. Castellammare ha bisogno di legalità».
Sulla presenza dei camorristi alla festa, il primo cittadino è netto: «Quella era una festa di popolo, io non conoscevo quelle persone. L’ordine pubblico spetta alle forze dell’ordine, presenti in massa quel giorno. Non frequento camorristi e quell’episodio non può oscurare il lavoro di trasparenza e legalità che stiamo portando avanti».
La posizione delle istituzioni
Per il procuratore capo di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, l’inchiesta — pur condotta da altro ufficio giudiziario — dimostra «come ogni interesse economico, anche sportivo, possa essere condizionato dalla criminalità organizzata».
Due fascicoli restano aperti alla Procura oplontina: uno sull’assalto degli ultras stabiesi al treno della Circumvesuviana che trasportava i tifosi del Sorrento, e un altro sui presunti saluti romani dopo un gol di Romano Floriani Mussolini, pronipote di Benito.
Il prefetto Michele Di Bari chiarisce che la collaborazione tra club e amministratori giudiziari è la via per restituire legalità: «L’amministrazione giudiziaria è per il bene della società e dei cittadini. Porre basi solide significa garantire un futuro roseo alla Juve Stabia».
Partite a rischio e clima in città
Le prossime gare casalinghe, contro Bari (29 ottobre) e Palermo (8 novembre), restano a rischio rinvio per motivi organizzativi legati alla bonifica dei servizi sospetti. Tuttavia, la volontà delle istituzioni è chiara: tutelare la continuità sportiva e proteggere i tifosi.
Chiude don Luigi Milano, parroco del Carmine, con un’immagine che fotografa l’anima della città: «Sono come Castellammare, claudicante ma determinata ad andare avanti, nonostante le oscillazioni più dure».
