Corriere dello Sport: “L’orgoglio di Baldini «Pescara, goditela». Futuro da decidere”

A Pescara la notte è lunga, intensa e densa di significati. Silvio Baldini l’ha attraversata a modo suo: con l’anima, con il cuore, ma soprattutto con quella resilienza che, come racconta Tullio Calzone sul Corriere dello Sport, è da sempre la cifra del tecnico toscano. Baldini è uno che non si piega, che non indossa maschere, che rifugge i compromessi. La sua è una visione del calcio — e della vita — che parte da lontano, da sentieri poco battuti, da strade impervie, da una ricerca continua di senso e autenticità.
Resistere, sempre. Contro tutto e tutti
«Me ne sbatto di questi lestofanti che vanno in tribuna solo per giudicare», ha tuonato Baldini, subito dopo l’incredibile promozione ottenuta contro la Ternana, al termine di una finale infinita decisa solo ai rigori. Un trionfo conquistato in dieci uomini per più di un’ora, davanti a ventimila tifosi increduli. Ma al di là dell’euforia, Baldini ha voluto chiamare le cose con il loro nome: «Abbiamo battuto una squadra più forte di noi. Il nostro miglior giocatore è stato il portiere Plizzari, pur infortunato. Ma nel calcio contano gli episodi».
Episodi e carattere, quello che Baldini ha sempre messo in ogni piazza, in ogni sfida. Il Corriere dello Sport, con la penna di Tullio Calzone, sottolinea come la sua forza risieda nella schiettezza, nella coerenza, nella capacità di restare saldo anche nei momenti più amari. Non a caso ha voluto dedicare questa promozione a tutti quegli allenatori che, per sfortuna o incomprensione, non hanno potuto portare a termine il loro lavoro: «So quanto bruciano certe ferite», ha detto con voce rotta dall’emozione.
Sebastiani, Foggia e le regole di Baldini
Ma Baldini non si è fermato alla propria impresa. Ha rivolto parole sincere anche al presidente Sebastiani: «A voi sta antipatico, ma a me non interessa. È un grande dirigente. Mi ha difeso quando molti volevano la mia testa. Per questo gli voglio bene». Una posizione chiara, netta, che emerge anche nell’episodio del biciclettaio amico di Danilo Di Luca: un tifoso critico, ma sincero, che Baldini ha saputo ascoltare senza perdere la calma.
Il racconto firmato da Tullio Calzone sul Corriere dello Sport si arricchisce anche del ritratto del direttore sportivo Pasquale Foggia, definito «un predestinato». Cresciuto tra mille difficoltà, senza un padre, arrivato fino alla Nazionale prima di ritirarsi a 31 anni perché stanco dell’ambiente: oggi è una delle anime dirigenziali di questo Pescara. Baldini lo ha valorizzato, così come ha saputo trasformare una squadra giovane e fragile in un gruppo compatto e affamato. Nessun regalo, nessuna scorciatoia. Nemmeno un’eccezione per le regole: «Dal 7 maggio i ragazzi non vedevano mogli e fidanzate. Ho spiegato loro, scientificamente, cosa significa per la resistenza fisica».
Senza compromessi
Poi lo sfogo finale su Delli Carri, che lo aveva scelto e poi lasciato senza parola per giorni: «Io i pagliacci che vuole lui non li voglio. Nessuno mi dice come devo giocare. Baldini ci mette la faccia, sempre». È il sigillo di un allenatore che ha scelto la trincea, che non si nasconde mai. E che, ancora una volta, ha vinto. Con fatica, con orgoglio, con quell’umanità che trapela anche tra le righe dell’articolo di Calzone sul Corriere dello Sport.
Nel segno della resilienza, Pescara ritrova la Serie B. E Silvio Baldini conferma di essere, nel bene e nel male, un uomo fuori dal comune.