Da quest’anno, gli arbitri di Serie A potranno spiegare direttamente allo stadio e in diretta TV le decisioni prese dopo un intervento del VAR. È la grande novità della stagione, presentata durante il raduno CAN A e B a Cascia. Lo ha spiegato Gianluca Rocchi, designatore al quinto anno consecutivo, nel reportage firmato da Matteo Dalla Vite per la Gazzetta dello Sport.
La nuova modalità, chiamata announcement, prevede che l’arbitro – una volta terminata la revisione VAR – annunci al microfono la decisione e le motivazioni. Un passaggio storico, come sottolinea Rocchi: «È un importante passo avanti nella trasparenza, lavoreremo molto sull’aspetto comunicativo. Ogni arbitro ha il suo linguaggio e i suoi tempi, non metteremo limiti rigidi».
Massimiliano Irrati, responsabile VAR per la FIFA, ha istruito i direttori di gara sui toni e le formule da usare: «Siate semplici e diretti. Mai dire “per me”, crea ambiguità. L’annuncio deve essere chiaro, rivolto al pubblico, senza esitazioni».
Nel pezzo pubblicato oggi sulla Gazzetta dello Sport, Matteo Dalla Vite racconta anche le prime prove pratiche svolte con successo da arbitri come Massa, Pairetto, Marcenaro, Guida, Di Bello, Doveri e Chiffi, che si sono cimentati nel simulare l’annuncio davanti a uno stadio virtuale, tra casse e monitor a bordo campo.
Ma le novità non finiscono qui: in Serie C debutta il Football Video Support, una sorta di “VAR a richiesta”. A spiegarlo è Daniele Orsato, designatore CAN C: «Gli allenatori avranno due slot per chiedere la revisione di un’azione tramite un operatore replay, non un ufficiale di gara. Una soluzione semplice, non tecnologicamente invasiva, che responsabilizza gli allenatori e riduce le proteste».
Sempre nel suo approfondimento sulla Gazzetta dello Sport, Matteo Dalla Vite riporta anche gli altri temi trattati da Rocchi, tra cui il limite di 8 secondi per il possesso palla del portiere – al nono scatterà un calcio d’angolo per gli avversari – e l’interpretazione del doppio tocco su rigore, che sarà punito diversamente a seconda che sia fortuito o volontario.
Sul tema del rapporto tra arbitri e panchine, Rocchi è chiaro: «Se il dialogo è unilaterale si va alla repressione. Le urla non sono un buon messaggio per il calcio». E sull’ipotesi di far parlare gli arbitri dopo la gara, risponde con ironia: «Se comincerete a premiare l’arbitro migliore in campo, allora sì… parleremo anche noi!».
Un cambiamento epocale per il mondo arbitrale, che cerca finalmente una comunicazione più moderna, comprensibile e trasparente.
