Doveva essere un giorno di piena concentrazione per l’Italia in vista dell’Europeo, ma si è trasformato in una bufera social. La polemica è scoppiata ieri pomeriggio, pochi minuti prima delle 18, proprio mentre gli Azzurri stavano entrando in campo a Coverciano per l’allenamento. Protagonista, suo malgrado, Francesco Acerbi, che ha comunicato pubblicamente la sua rinuncia alla convocazione, affidandosi a un post dai toni duri:
«Pretendo rispetto».
Il ct Luciano Spalletti, interpellato subito dopo, ha minimizzato l’episodio:
«Ho la situazione bella chiara» – ha dichiarato, lasciando intendere di non voler alimentare ulteriori polemiche. Ma la realtà, come racconta Fabrizio Patania sul Corriere dello Sport, è più complessa.
Il messaggio che ha spaccato l’ambiente
Acerbi, 37 anni, era stato preallertato e incluso nella lista dei preconvocati per far fronte all’emergenza difensiva causata dalle condizioni di Buongiorno e Calafiori. I contatti con lo staff tecnico risalivano già a metà maggio. Tuttavia, dopo giorni di riflessione, il difensore ha comunicato via messaggio di non voler accettare la chiamata, motivando la sua scelta con un distacco personale dal gruppo azzurro:
«Non mi sento più voluto davvero, non faccio parte del progetto del ct».
Spalletti, dal canto suo, ha replicato:
«Lo avevo convocato per quanto fatto vedere recentemente. Prima avevo avuto perplessità fisiche, ma ora le condizioni c’erano. Non è un problema fisico, è una scelta sua. Ne prendiamo atto e andiamo avanti».
La linea del ct: «Chi non è motivato resti a casa»
Il commissario tecnico ha ribadito la necessità di avere in gruppo soltanto giocatori motivati e presenti mentalmente:
«Non posso permettermi depressioni o esitazioni. Devo pensare alla Norvegia, vado avanti con fiducia facendo altre scelte. Ci sono altri meritevoli quanto lui».
Nonostante l’articolo 76 del regolamento federale preveda possibili sanzioni per chi non risponde a una convocazione, la FIGC non aprirà alcun procedimento disciplinare.
Precedenti, valori e paragoni storici
Il caso Acerbi si distingue da altre rinunce passate per le modalità e il contesto. Spalletti, dopo l’Europeo vinto nel 2021, aveva intrapreso un percorso di ringiovanimento, puntando su difensori come Bastoni, Calafiori e Buongiorno. Acerbi avrebbe potuto rappresentare una soluzione d’esperienza, magari utile in una singola partita. Ma le sue parole – così nette e pubbliche – hanno segnato una rottura profonda.
Patania ricorda come altri campioni del passato, pur esclusi o scivolati ai margini, non abbiano mai esternato dissenso, citando i casi di Locatelli e Orsolini.
«Scirea e Vialli si rivolterebbero nella tomba» – scrive Patania – riferendosi all’attaccamento che una volta rappresentava la maglia azzurra. Anche Mancini, nel 1994, rifiutò Sacchi, ma con discrezione e assumendosene la responsabilità.
