Ubriaco in finale di Coppa: “Ho bevuto nell’intervallo” | La rivelazione sconvolge la serie A
Pallone Serie A - fonte lapresse - ilovepalermocalcio
L’alcolismo è un problema serio, che va affrontato.
L’alcolismo è un problema spesso nascosto ma devastante per molti calciatori. Dietro la vita scintillante fatta di successi, fama e ricchezza, si nascondono pressioni enormi che possono spingere alcuni atleti a cercare rifugio nell’alcol. La necessità di mantenere costantemente alte le prestazioni, di reggere le aspettative dei tifosi e di convivere con la paura di fallire crea un peso psicologico difficile da sostenere. L’alcol, inizialmente vissuto come una valvola di sfogo, può rapidamente trasformarsi in una dipendenza.
Il problema diventa ancora più complesso perché il calcio, come molti sport di squadra, impone un’immagine di forza e controllo. Ammettere una debolezza è considerato un tabù, e spesso chi soffre preferisce nascondersi. Diversi ex calciatori, come Paul Gascoigne o Adriano, hanno raccontato pubblicamente le loro battaglie con l’alcol, mostrando quanto sia difficile uscire da un circolo vizioso che mina non solo la carriera, ma anche la vita personale e la salute mentale.
Gli effetti dell’alcolismo, infatti, non si limitano al fisico: incidono sulla concentrazione, sulla disciplina e sulla capacità di gestire la pressione. Un giocatore in difficoltà rischia di compromettere il proprio talento e il rapporto con il gruppo, cadendo in una spirale di isolamento e autolesionismo.
Negli ultimi anni, molte società e federazioni hanno iniziato a introdurre programmi di supporto psicologico e sensibilizzazione. Ma la vera sfida resta culturale: serve promuovere l’idea che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, bensì il primo passo verso la rinascita.
Gascoigne si racconta
Una carriera vissuta sul filo, tra talento e autodistruzione. Paul Gascoigne torna a raccontarsi nel libro Eight, in uscita il 23 ottobre, con un sottotitolo che dice tutto: “Il vero Gazza raccontato per la prima volta”. In un’intervista televisiva a Good Morning Britain, l’ex campione inglese, commosso, ha anticipato alcuni passaggi del volume.
Tra i ricordi più incredibili, quello della finale di Coppa di Lega scozzese del 1996 con i Rangers: «All’intervallo bevvi nove brandy, segnai due gol e fui premiato come migliore in campo, ma non mi fecero partecipare alla cena perché avevo già bevuto troppo».

Traumi, follie e una telefonata inaspettata
Gascoigne ha poi parlato del dolore che lo ha segnato per sempre: la morte del fratellino di un suo amico, investito da un’auto sotto i suoi occhi. «È morto tra le mie braccia. Credevo respirasse ancora, ma non era così», ha ricordato con emozione.
L’ex Lazio ha però anche raccontato un episodio curioso, legato a una telefonata surreale: «Durante un allenamento, Dino Zoff mi disse che c’era una chiamata importante. Risposi infastidito, ma quando presi la cornetta scoprii che dall’altra parte c’era Papa Giovanni Paolo II. Mi invitò a incontrarlo, ma arrivai in ritardo e mi persi anche quello».
