ADDIO PRIMA DI GENNAIO: non è scattato il feeling tra Juve e Tudor | Si cambia dopo la sosta
Tudor - fonte lapresse - ilovepalermocalcio
L’allenatore non sta vivendo un momento particolarmente felice.
Quando Igor Tudor ha preso in mano la Juventus dopo l’addio di Thiago Motta, ha puntato prima di tutto sull’aspetto mentale. Il tecnico croato ha lavorato su appartenenza e aggressività, riuscendo a compattare il gruppo e a imprimere una svolta. Nei suoi primi due mesi ha raccolto una media di 2 punti a partita in 9 giornate, sfruttando anche il vantaggio di avere una sola competizione da preparare. La sua Juve, infatti, cambiava pochissimo tra una gara e l’altra, con eccezioni solo in caso di squalifiche multiple come accaduto contro l’Udinese.
Durante l’estate, la società ha scelto di mantenere continuità: pochi innesti mirati e un’ossatura già collaudata. Tudor, così, ha potuto contare su una base solida, lavorando con un gruppo in larga parte ereditato e con dinamiche interne già definite. Questo equilibrio, però, si è andato progressivamente a incrinare con l’arrivo degli impegni ravvicinati tra campionato e coppe.
Il tecnico bianconero, infatti, ha dovuto cambiare approccio. Da settembre ha utilizzato 23 giocatori su 27, di cui 19 titolari diversi, ricorrendo a un turnover sistematico. Una scelta quasi obbligata per affrontare il ritmo delle partite ogni tre-quattro giorni, contesto che Tudor ha vissuto solo in rare esperienze precedenti. Il croato stesso ha ammesso la difficoltà di mantenere il controllo quando non c’è tempo per preparare a fondo la gara.
Il reparto più rivoluzionato è stato l’attacco. In poche settimane, Tudor ha alternato David, Vlahovic e Openda, provando soluzioni ibride con il canadese anche sulla trequarti. In appena sette partite ha schierato ben 15 tridenti diversi, segno di una ricerca costante di equilibrio. Le uniche certezze restano la solidità difensiva, Khephren Thuram quando disponibile e il talento di Yildiz, mentre tutto il resto è un continuo cantiere aperto.
David tra Juve e difficoltà iniziali
Jonathan David, nuovo acquisto della Juventus, sta vivendo un momento complicato nelle prime settimane in bianconero. Dopo il trasferimento estivo, il canadese è stato titolare in quattro partite su sei e ha segnato un solo gol, mostrando a tratti difficoltà nel rendere decisivo il proprio apporto. La sua esperienza in Francia con il Lille, dove aveva collezionato 109 reti in 232 partite, aveva fatto sperare in un impatto immediato, ma finora il rendimento non è stato all’altezza delle aspettative.
Nonostante le critiche della stampa italiana, che sottolinea errori clamorosi e poca lucidità nelle occasioni più facili, Tudor continua a mostrargli fiducia. L’allenatore ha inserito David nel tridente in 15 combinazioni diverse in sette gare, dimostrando di volerlo far crescere e adattarsi al gioco della squadra. Possibile che David possa lasciare la Juve già a gennaio? Per ora il tecnico sembra deciso a dargli ancora tempo e sostegno, credendo nel suo talento e nella sua capacità di sbloccarsi.

Banco di prova
Fondamentale sarà l’ultima partita prima della sosta: il confronto con il Milan rappresenterà un test decisivo per il canadese. Chi Tudor deciderà di schierare titolare contro i rossoneri potrebbe dare indicazioni importanti sulle gerarchie offensive della squadra e sul futuro immediato di David.
La Juventus, dal canto suo, continua a faticare a trovare la formula ideale in attacco. Con Vlahovic come alternativa e David chiamato a ritrovare sicurezza e continuità, il club piemontese punta a trasformare la fase di adattamento in un rilancio decisivo. La sosta sarà quindi un’occasione per recuperare energie e riflettere sulle scelte offensive per il prosieguo della stagione.
