De Siervo: «La Champions ha tolto popolarità alla Serie A. La mediocrità latente tocca anche la Nazionale»
Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Calcio Serie A, è intervenuto oggi al Social Football Summit di Torino, affrontando alcune delle principali problematiche che affliggono il calcio italiano e internazionale. Durante il suo intervento, De Siervo ha sottolineato l’impatto negativo della Champions League sulla popolarità della Serie A, e ha espresso preoccupazioni riguardo la crescente “mediocrità latente” che sta interessando anche la Nazionale italiana.
«In questo momento stiamo rischiando di diventare le prequalifiche della Formula 1 o dei grandi tornei di tennis», ha dichiarato De Siervo, evidenziando il pericolo che il campionato italiano venga relegato a un ruolo secondario rispetto ai grandi tornei europei. «Il prodotto che si sta sviluppando è il prodotto premium di FIFA e UEFA. La Champions League ha reso meno popolare il nostro campionato all’estero», ha aggiunto, facendo notare come le competizioni europee abbiano sottratto visibilità alla Serie A a livello globale.
De Siervo ha anche sottolineato le difficoltà economiche che attraversano non solo la Serie A, ma l’intero sistema calcistico mondiale. «Pensate all’Inghilterra: la Premier League ha dovuto mettere sul mercato il 35% delle gare in più, e il costo di ciascuna partita è diminuito del 21%», ha spiegato, sottolineando come la crisi dei diritti televisivi stia influenzando negativamente i campionati di tutto il mondo. «La crisi sta riguardando tutti i campionati, non solo la Serie A. Quello che può fare la Lega Serie A è cercare di sensibilizzare FIFA e UEFA per bloccare questo fenomeno, altrimenti rischiamo di distruggere il tessuto di queste squadre», ha aggiunto.
Riguardo al divario crescente tra la Serie A e gli altri campionati, De Siervo ha dichiarato: «Dobbiamo avere chiaro in mente che questa distanza di valore nel tempo crea parte sinistra e destra della classifica, ma c’è un grande rischio di avere partite che finiscono tanto a poco». Secondo l’amministratore delegato della Lega Serie A, la Francia è stata la prima lega ad essere colpita da questo fenomeno, mentre l’Italia è destinata a seguirla se non vengono presi provvedimenti. «Noi siamo i prossimi, abbiamo un sistema che non ci tutela abbastanza nei diritti televisivi. Quando perdi controllo non puoi riprenderlo», ha spiegato.
De Siervo ha anche criticato il modello attuale della Champions League, definendo la trasformazione della competizione come un cambiamento che ha portato benefici economici per le grandi squadre, ma ha impoverito il calcio a livello nazionale. «La trasformazione della Champions League è avvenuta quando è venuta fuori la Superlega: ha creato un modello che comunque portava guadagni alle squadre», ha detto.
Sui cambiamenti all’interno dei club, De Siervo ha osservato che «non ci sono più i presidenti di una volta che con un assegno coprivano tutte le perdite. Oggi ci sono strutture che cercano di avere un punto di equilibrio», ma ha sottolineato come il calcio italiano stia ancora soffrendo per la carenza di risorse. «Oggi otteniamo meno soldi dai diritti televisivi di quanti ne vengono spesi per calciatori e procuratori. Questo porta tutti gli anni il nostro calcio ad alzare l’indebitamento. Al nostro calcio mancano le risorse per gli investimenti. Se non riusciamo a garantire risorse con continuità non saremo in grado di programmare il futuro del nostro calcio», ha dichiarato.
Infine, De Siervo ha commentato la situazione della Nazionale italiana, affermando che «la mediocrità latente tocca anche la nostra Nazionale: i soldi che mancano vengono tolti allo sviluppo delle strutture e dei settori giovanili». Il focus, secondo l’amministratore delegato, è sempre più orientato sull’acquisto di giocatori già formati piuttosto che sullo sviluppo di giovani talenti. «Oggi è più conveniente comprare un giocatore talentuoso che formarlo», ha concluso.
Le parole di De Siervo evidenziano una preoccupazione crescente per il futuro del calcio italiano, che si trova a dover affrontare sfide economiche e strutturali sempre più complesse, con il rischio di perdere il proprio ruolo da protagonista a livello europeo e mondiale.
