Io a Torino? No grazie: rifiutata la panchina in serie A | Esonero posticipato
Pallone Serie A - fonte lapresse - ilovepalermocalcio
In Serie A gli esoneri sono sempre più frequenti.
Negli ultimi anni la Serie A si è confermata come uno dei campionati con la più alta percentuale di esoneri tra gli allenatori. La tendenza non riguarda soltanto le squadre in lotta per la salvezza, ma coinvolge anche club di medio-alta classifica, spesso incapaci di garantire continuità tecnica. La pressione dei risultati immediati, alimentata dalle aspettative dei tifosi e dalla competizione economica con gli altri campionati europei, spinge le dirigenze a cambiare guida tecnica con estrema facilità.
I numeri raccontano di una media che supera spesso i dieci esoneri a stagione, un dato che mette la Serie A tra le leghe meno stabili d’Europa. In Inghilterra, ad esempio, la Premier League tende a dare più tempo ai manager, mentre in Italia una serie di risultati negativi può bastare per interrompere un progetto. Questo fenomeno alimenta un circolo vizioso: gli allenatori lavorano con il fiato sul collo e raramente riescono a sviluppare idee a lungo termine.
Le società, dal canto loro, giustificano queste scelte con la necessità di dare una “scossa” alla squadra, ma spesso l’effetto è solo temporaneo. Non mancano i casi in cui il cambio di panchina porta a un miglioramento immediato, salvo poi tornare alle difficoltà precedenti. Alla lunga, il continuo ricorso agli esoneri riduce anche il valore del lavoro quotidiano e rende più difficile programmare un progetto sportivo.
L’alta percentuale di esoneri in Serie A è il riflesso di un calcio sempre più orientato al breve termine. La mancanza di pazienza da parte delle società e l’ossessione per i risultati immediati rischiano di compromettere la crescita tecnica e organizzativa del nostro campionato, mantenendolo in un circolo di instabilità che penalizza club, allenatori e giocatori.
Cairo chiede la svolta
La panchina di Marco Baroni è sempre più traballante e il match contro la Lazio potrebbe rivelarsi decisivo. Ieri Urbano Cairo è tornato al Filadelfia, ha seguito l’allenamento mattutino, ha parlato con diversi giocatori – anche in colloqui individuali – e poi ha pranzato con Baroni e Vagnati. Il presidente ha voluto trasmettere fiducia al tecnico, ma ha ribadito con fermezza la necessità di una reazione immediata.
Il messaggio è chiaro: così non si può andare avanti. Dopo la sconfitta con il Parma, Cairo e Vagnati hanno già attivato un piano B, sondando alcune alternative. Tra queste Raffaele Palladino, che però ha declinato ancora una volta, come già accaduto nella primavera scorsa. L’ex tecnico del Monza, infatti, preferisce attendere un progetto più ambizioso, legato a club già stabilmente in Europa.

Ipotesi De Rossi
Diverso il discorso per Daniele De Rossi, che da ieri si è ufficialmente liberato dal contratto con la Roma, rinunciando a circa 4 milioni. L’ex centrocampista non vede l’ora di tornare in panchina e ha già rifiutato l’idea di scendere in Serie B, dove il Monza sperava di convincerlo.
Cairo nutre da tempo grande stima nei suoi confronti e lo aveva già incontrato la scorsa primavera, prima di affidarsi a Baroni. Ora, con De Rossi formalmente libero, il suo nome torna prepotentemente d’attualità per il Torino, pronto a inserirsi se la situazione non dovesse migliorare.
