Clamoroso Inter: “Portato da un dottore speciale” | Il giocatore infortunato rivela tutto in diretta
San Siro - ilovepalermocalcio
Gli infortuni spesso condizionano la carriera di un calciatore.
Gli infortuni rappresentano una delle variabili più imprevedibili e decisive nella carriera di un calciatore. Basta un contrasto di gioco, un movimento sbagliato o persino l’eccessivo carico di allenamenti per mettere fuori causa un atleta per settimane o mesi. A differenza di altri aspetti, come la preparazione fisica o la tattica, l’infortunio è un fattore che sfugge in gran parte al controllo del giocatore e della squadra.
Quando si tratta di infortuni gravi, le conseguenze possono cambiare radicalmente il percorso di un calciatore. Alcuni atleti vedono sfumare trasferimenti già programmati o occasioni irripetibili in nazionale, altri perdono la continuità che li aveva resi protagonisti. Il tempo lontano dal campo non significa solo perdere partite, ma anche faticare a ritrovare ritmo, fiducia e condizione ottimale.
Anche sul piano psicologico, gli infortuni pesano enormemente. La paura di ricadute, la frustrazione di dover ripartire da zero e la pressione di chi attende il ritorno in campo possono condizionare il recupero. Per questo le società moderne investono non solo nella riabilitazione fisica, ma anche nel supporto mentale dei propri giocatori.
Non mancano però esempi di chi, dopo un lungo stop, sia riuscito a tornare più forte di prima. In questi casi l’infortunio diventa una sfida personale, un ostacolo che può trasformarsi in occasione di crescita. Resta il fatto che nella carriera di un calciatore la fortuna, spesso legata alla salute, è un alleato prezioso quanto il talento o la determinazione.
Shaqiri e i ricordi amari dell’Inter
Xherdan Shaqiri, oggi di nuovo al Basilea, è tornato a parlare della sua breve e complicata esperienza all’Inter. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, l’ex attaccante svizzero ha raccontato: “Sono capitato in una delle Inter qualitativamente più povere degli ultimi 15 anni. Eravamo una squadra costruita male, senza equilibrio e senza campioni. A me era stato promesso che avrei giocato tanto, ma mi aspettavo un contesto diverso”.
Nonostante le difficoltà, Shaqiri ricorda con affetto alcuni compagni: “Lo spogliatoio era un bel gruppo, anche se non sempre il clima era sereno. Passavo tanto tempo con Kuzmanovic, che conoscevo dal Basilea, ma ho bei ricordi anche di Nagatomo, Juan Jesus e Dodô”. Una parentesi dunque complessa sul campo, ma arricchita da legami personali positivi.

Mancini, stima e un aneddoto curioso
Sul rapporto con l’allora tecnico Roberto Mancini, Shaqiri ha sottolineato: “Avrebbe potuto farmi giocare di più (ride, ndr), ma ho grande stima di lui. Anche dopo ci siamo rivisti con la nazionale e ha sempre speso belle parole per me”.
L’ex nerazzurro ha ricordato un episodio singolare legato a un infortunio: “Mi mandarono da uno sciamano che dicevano avesse curato Ronaldo il Fenomeno. Mancini stesso me lo consigliò. Feci un’ora e mezza di macchina, ma fu un’esperienza disastrosa e non servì a nulla”.
