La depressione, la malattia: nerazzurro ricoverato nella notte | La squadra si precipita in ospedale
Palla Champions (LaPresse) Ilovepalermocalcio
La depressione è difficile da combattere, per tutti.
La depressione nel calcio è un tema spesso sottovalutato, ma che coinvolge sempre più giocatori, anche di altissimo livello. Dietro la fama, i contratti milionari e l’ammirazione del pubblico, si nasconde una realtà fatta di enorme pressione, aspettative e solitudine. I calciatori vivono in un ambiente competitivo e spietato, dove ogni errore viene amplificato e ogni prestazione giudicata da milioni di persone. Questa costante tensione può logorare anche le personalità più forti.
Molti giocatori soffrono in silenzio, temendo che ammettere una fragilità psicologica possa essere interpretato come un segno di debolezza. La cultura del “devi essere forte” è ancora radicata negli spogliatoi, dove si tende a nascondere il disagio dietro un’apparente sicurezza. Tuttavia, sempre più campioni — da Buffon a Dele Alli, fino ad Andreas Cornelius — hanno scelto di rompere il silenzio, raccontando pubblicamente la loro battaglia contro l’ansia e la depressione.
La vita del calciatore, fatta di ritiri, infortuni e trasferte continue, può isolare dal mondo reale. Quando mancano i risultati o arriva un grave infortunio, il rischio di sprofondare nel buio aumenta. L’identità stessa del giocatore, legata al rendimento sportivo, può crollare in un attimo.
Negli ultimi anni, federazioni e club hanno iniziato a comprendere la gravità del problema, promuovendo programmi di supporto psicologico. Ma la strada è ancora lunga: servono più ascolto, empatia e consapevolezza per far capire che chiedere aiuto non è debolezza, ma un atto di forza.
Ilicic e il rimpianto
Josip Ilicic è tornato a parlare del periodo più intenso e doloroso della sua carriera. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, l’ex fantasista dell’Atalanta ha ricordato i mesi segnati dal Covid e dalla depressione, chiedendosi come sarebbe andata se tutto non fosse accaduto.
“In molti mi dicono: se non ci fosse stato il Covid, la depressione e tutto il resto, dove saresti arrivato?”, racconta lo sloveno, convinto che “quell’Atalanta avrebbe giocato la finale di Champions”. La squadra, spiega, “era in uno stato di forma mai visto e non aveva paura di nessuno”.

Il legame speciale con Gasperini
Nel corso dell’intervista, Ilicic ha rievocato anche il suo rapporto con Gian Piero Gasperini, che si è commosso parlando di lui. “Ti fa capire com’ero e come stavo. E chi eravamo noi due, insieme”, ha detto lo sloveno, riconoscendo il ruolo fondamentale del tecnico nella sua carriera.
L’ex nerazzurro ha poi ricordato un episodio del 2018: “Fui ricoverato per un’infezione e avevo paura di non svegliarmi. Dopo una settimana Gasperini mi disse: ‘Dobbiamo giocare’. Io non stavo in piedi, ma lui insistette”. Quella fiducia lo spinse oltre ogni limite: “A Valencia, dopo il terzo gol, chiesi il cambio. Mi ignorò e segnai il quarto”.
